Speriamo che ora non
monti a cavallo
L’ebbrezza del potere:
è il rischio che corre Matteo Renzi nel momento in cui scala Palazzo Chigi. C’è
da augurarsi, per lui e per noi, che sia all’altezza delle aspettative create.
Nonostante i molti
ostacoli che dovrà saltare…
C’era una volta Silvio Berlusconi, imperatore delle tv, che
da un giorno all’altro si fece re della politica, osannato dai suoi e anche
datanti che pure non lo votavano, ma ridicolizzato appena metteva la testa
fuori dai patrii confini.
E oggi c’è Matteo Renzi, premier in pectore, non ancora
benedetto dal consenso popolare, guardato con sufficienza dal suo stesso
partito, e amatissimo invece fuori del Pd e oltre i confini nazionali, dove
ancora non lo conoscono bene, ma lo studiano e lo osservano con stupore e
interesse. Perché rischia in prima persona. Perché vuole fare presto. Perché
corre. Perché è giovane. Perché annuncia di voler smentire riti antichi. Perché
ha fretta, nel paese dei cavalli e delle perdite di tempo. Perché, come spiega
Massimo Cacciari – che pure teme il peggio, ma spera in bene – dimostra di
possedere ambizione, voglia di potere, capacità di cogliere l’attimo. Qualità
essenziali dell’animale politico di razza.
Chi Lo Critica O Non Se
Ne Fida, invece, che
cosa teme? E qui l’elenco è lungo, perché si fa a gara a cercare il pelo
nell’uovo. Si ha paura, per esempio che Renzi perda il “renzismo”, insomma che
rallenti, mediti, che non trovi i nomi giusti, oltre che per il governo, per le
grandi aziende pubbliche con i vertici in scadenza: perché Palazzo Chigi non è
Palazzo Vecchio, e l’Eni non è la tramvia di Firenze. E il Paese, lo si è visto
in questi giorni passati alla disperata ricerca di nomi spendibili, non dispone
più né di una robusta riserva della Repubblica né di una nuova classe dirigente
pronta a prendere il posto della vecchia.
Si teme, ancora, che il programma scandito al Quirinale – una
riforma al mese, e che riforma – sia solo un lungo elenco di impegni destinati
a finire nelle paludi del Parlamento, compresa la nuova legge elettorale e la
riforma del Senato. Che invece, se rispettati, porterebbero subito il Paese
alle urne.
E non finisce qui. Che la doppia maggioranza annunciata – una
per il governo, l’altra per le riforme allargata a Berlusconi – lo condizioni
al punto di seppellirlo sotto una valanga di ripicche incrociate. Che in attesa
della riforma della pubblica amministrazione – “vaste programme” – la macchina
dello Stato che già frenò Monti bruci anche lui. Che tutto questo,infine, ecco
il sospetto forse più acido, sia solo una manfrina che in realtà Renzi non
pensi ad altro che ad andare a votare, prima possibile, decisione che potrebbe
essere presa già a maggio se le Europee dovessero andare bene per il Pd, come
in Sardegna (dove però Grillo e i populisti un tanto al chilo se ne sono
rimasti a casa).
E poi c’è tutto ciò che si agita dentro il Pd. Sul quale
aleggia il sospetto che un piccolo esercito di dissidenti non stia aspettando
altro che un’occasione per rosolare a fuoco lento il giovanotto, va’ avanti tu
che a noi viene da ridere. Del resto al Nazareno la confusione regna sovrana.
In pochi mesi si è passati dall’affermazione di Bersani alle primarie e dalle
elezioni vittoriose grazie al Porcellum alla ricerca via streaming di una maggioranza
con dentro i grillini; e poi dal suo contrario, cioè il governo delle larghe
intese di Enrico Letta, alle intese meno larghe perché prive di un Berlusconi
condannato e decaduto. Fino al ruvido licenziamento del premier, al quale quasi
tutti hanno contribuito nel Pd un po’ per paura e un po’ per conformismo, anche
coloro che avevano contestato e sfidato Renzi alle primarie. Volute dal
sindaco, lo si è capito solo dopo, per lanciarsi verso le premiership.
Ecco, Se Vuole Riuscire e durare Matteo Renzi deve guardarsi
da tutto questo, smentire i timori, cancellare i sospetti. Ma soprattutto, deve
stare attento, per paradosso, proprio a se stesso, o meglio resistere alla
tentazione di non essere più se stesso, cioè di montare sul cavallo bianco
ubriaco di potere, dimenticando le caratteristiche e i messaggi che lo hanno
reso popolare e creato tanto tante aspettative. E’ il momento di mostrare
maturità e fermezza. Salvando così se stesso e noi.
Twitter@bmanfellotto – Bruno Manfellotto – Questa
Settimana – 27 febbraio 2014
Nessun commento:
Posta un commento