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sabato 1 marzo 2014

Lo Sapevate Che: Questa Settimana...


Speriamo che ora non monti a cavallo

L’ebbrezza del potere: è il rischio che corre Matteo Renzi nel momento in cui scala Palazzo Chigi. C’è da augurarsi, per lui e per noi, che sia all’altezza delle aspettative create.
Nonostante i molti ostacoli che dovrà saltare…

C’era una volta Silvio Berlusconi, imperatore delle tv, che da un giorno all’altro si fece re della politica, osannato dai suoi e anche datanti che pure non lo votavano, ma ridicolizzato appena metteva la testa fuori dai patrii confini.
E oggi c’è Matteo Renzi, premier in pectore, non ancora benedetto dal consenso popolare, guardato con sufficienza dal suo stesso partito, e amatissimo invece fuori del Pd e oltre i confini nazionali, dove ancora non lo conoscono bene, ma lo studiano e lo osservano con stupore e interesse. Perché rischia in prima persona. Perché vuole fare presto. Perché corre. Perché è giovane. Perché annuncia di voler smentire riti antichi. Perché ha fretta, nel paese dei cavalli e delle perdite di tempo. Perché, come spiega Massimo Cacciari – che pure teme il peggio, ma spera in bene – dimostra di possedere ambizione, voglia di potere, capacità di cogliere l’attimo. Qualità essenziali dell’animale politico di razza.
Chi Lo Critica O Non Se Ne Fida, invece, che cosa teme? E qui l’elenco è lungo, perché si fa a gara a cercare il pelo nell’uovo. Si ha paura, per esempio che Renzi perda il “renzismo”, insomma che rallenti, mediti, che non trovi i nomi giusti, oltre che per il governo, per le grandi aziende pubbliche con i vertici in scadenza: perché Palazzo Chigi non è Palazzo Vecchio, e l’Eni non è la tramvia di Firenze. E il Paese, lo si è visto in questi giorni passati alla disperata ricerca di nomi spendibili, non dispone più né di una robusta riserva della Repubblica né di una nuova classe dirigente pronta a prendere il posto della vecchia.
Si teme, ancora, che il programma scandito al Quirinale – una riforma al mese, e che riforma – sia solo un lungo elenco di impegni destinati a finire nelle paludi del Parlamento, compresa la nuova legge elettorale e la riforma del Senato. Che invece, se rispettati, porterebbero subito il Paese alle urne.
E non finisce qui. Che la doppia maggioranza annunciata – una per il governo, l’altra per le riforme allargata a Berlusconi – lo condizioni al punto di seppellirlo sotto una valanga di ripicche incrociate. Che in attesa della riforma della pubblica amministrazione – “vaste programme” – la macchina dello Stato che già frenò Monti bruci anche lui. Che tutto questo,infine, ecco il sospetto forse più acido, sia solo una manfrina che in realtà Renzi non pensi ad altro che ad andare a votare, prima possibile, decisione che potrebbe essere presa già a maggio se le Europee dovessero andare bene per il Pd, come in Sardegna (dove però Grillo e i populisti un tanto al chilo se ne sono rimasti a casa).
E poi c’è tutto ciò che si agita dentro il Pd. Sul quale aleggia il sospetto che un piccolo esercito di dissidenti non stia aspettando altro che un’occasione per rosolare a fuoco lento il giovanotto, va’ avanti tu che a noi viene da ridere. Del resto al Nazareno la confusione regna sovrana. In pochi mesi si è passati dall’affermazione di Bersani alle primarie e dalle elezioni vittoriose grazie al Porcellum alla ricerca via streaming di una maggioranza con dentro i grillini; e poi dal suo contrario, cioè il governo delle larghe intese di Enrico Letta, alle intese meno larghe perché prive di un Berlusconi condannato e decaduto. Fino al ruvido licenziamento del premier, al quale quasi tutti hanno contribuito nel Pd un po’ per paura e un po’ per conformismo, anche coloro che avevano contestato e sfidato Renzi alle primarie. Volute dal sindaco, lo si è capito solo dopo, per lanciarsi verso le premiership.
Ecco, Se Vuole Riuscire e durare Matteo Renzi deve guardarsi da tutto questo, smentire i timori, cancellare i sospetti. Ma soprattutto, deve stare attento, per paradosso, proprio a se stesso, o meglio resistere alla tentazione di non essere più se stesso, cioè di montare sul cavallo bianco ubriaco di potere, dimenticando le caratteristiche e i messaggi che lo hanno reso popolare e creato tanto tante aspettative. E’ il momento di mostrare maturità e fermezza. Salvando così se stesso e noi.

Twitter@bmanfellotto – Bruno Manfellotto – Questa Settimana – 27 febbraio 2014

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