“Di fronte alla sfida
dell’adultità, molti giovani fanno fatica a superare la paura di crescere,
sperimentano con sofferenza tutta l’incertezza e la precarietà della loro
condizione e dilazionano il superamento di quella “linea d’ombra” che separa la
spensieratezza dell’adolescenza dalla condizione inedita dell’essere adulti.
Questa rubrica, scritta
da una giovane per altri giovani, vuol offrire loro un piccolo strumento per la
navigazione, una bussola che li aiuti ad orientarsi in un mare spesso
burrascoso, ma meraviglioso da esplorare”
La linea d’ombra, la
nebbia che io vedo a me davanti
per la prima volta
nella vita mia mi trovo a saper quello che lascio
e a non saper immaginar
quello che trovo.
Mi offrono un incarico
di responsabilità
portare questa nave
verso una rotta che nessuno sa
è la mia età a
mezz’aria in questa condizione di stabilità precaria.
…Il pensiero della
responsabilità si è fatto grosso
è come dover saltare al
di là di un fosso
che mi divide dai tempi
spensierati di un passato che è passato
saltare verso il tempo
indefinito dell’essere adulto
di fronte a me la
nebbia mi nasconde la risposta alla mia paura
cosa sarò? Dove mi
condurrà la mia natura?
“Dove sarò domani? Chi sarò? Avrò il coraggio di prendere
decisioni significative per la mia vita e di assumere la guida di quella nave
che solo io posso condurre per mare?”. Domande ricorrenti, martellanti, comuni
a tanti giovani che, nel passaggio cruciale verso l’adultità, sperimentano la paura di prendere il largo, l’ambivalenza
di una condizione carica di incertezza e, al tempo stesso, di aspettative, il
timore e insieme il desiderio di mettersi alla prova, di testare le proprie
competenze esistenziali, di sentirsi unici artefici del proprio destino. Farsi
carico di scelte impegnative e accettare la responsabilità di portarle avanti
fino in fondo, a volte, può spaventare. Significa fare un salto nel vuoto,
prendere coscienza della necessità di cambiamenti importanti, decidersi
finalmente a varcare quella “linea d’ombra” che separa la spensieratezza
dell’adolescenza dalla condizione inedita dell’essere
adulti.
In una società in cui sembra ormai prevalere l’etica della
superficialità e del disimpegno, quello della responsabilità appare come un
valore esigente, controcorrente. E’ forte la tentazione di adeguarsi al clima
generale, rifuggendo da scelte definitive o troppo impegnative, optando per
un’esistenza a responsabilità limitata,
fatta di compromessi, di decisioni revocabili, di continue dilazioni. Certo,
per molti giovani, la precarietà di un’esistenza vissuta alla giornata, senza
possibilità di fare progetti a lungo termine, è frutto di una scelta obbligata,
amara conseguenza dell’assenza di certezze sul piano economico e professionale
come su quello affettivo ed esistenziale. Si è così abituati a vivere in bilico
sul filo di un presente incerto e provvisorio che la capacità di guardare al
futuro, oltre l’orizzonte limitato del contingente, finisce con l’atrofizzarsi
sempre più, soffocata dal disincanto, dalle frustrazioni, dalla logica del
“così fan tutti”.
Ma spesso la difficoltà oggettiva di assumere impegni
duraturi può diventare un alibi per rifuggire dalle proprie responsabilità, per
dilazionare una scelta di vita che si avverte come irreversibile o troppo
gravosa, per ritardare il passaggio verso l’adultità, rimanendo indefinitamente
nel limbo di un’eterna adolescenza.
Farsi carico della responsabilità del proprio futuro,
accettare di correre il rischio di mettersi in gioco può fare paura. Eppure è
anche la manifestazione più alta della propria libertà, di un protagonismo e di
una capacità di autodeterminazione che soli danno dignità all’esistenza umana,
della tensione verso un essere di più che costituisce lo stimolo più forte e
lasciarsi alle spalle ogni incertezza e a levare finalmente l’ancora per
partire alla scoperta di “questa realtà difficile da interpretare, ma bella da
esplorare”.
Arriva il giorno in cui bisogna prendere una decisione
e adesso è questo giorno di monsone
col vento che non ha una direzione
guardando il cielo un senso di oppressione
ma è la mia età dove si sa come si era e non si sa dove si va.
…Mi offrono un incarico di responsabilità
non so cos’è il coraggio se prendere e mollare tutto
se scegliere la fuga o affrontare questa realtà
difficile da interpretare ma bella da esplorare
provare a immaginare cosa sarò quando avrò attraversato il
mare.
Mi offrono un incarico di responsabilità
domani andrò giù al porto e gli dirò che sono pronto a
partire
getterò i bagagli in mare, studierò le carte e aspetterò di
sapere
per dove si parte, quando si parte
e quando passerà il monsone dirò: “Levate l’ancora, dritta
avanti tutta
questa è la rotta, questa è la direzione, questa è la
decisione!”
(Jovanotti, La linea
d’ombra, 1997)
Alessandra Mastrodonato – Bollettino Salesiano – Gennaio 2014