E, dopo vent’anni,
persino il popolo del Pd
Ha perso la pazienza
Arriva la domenica
delle primarie, vincerà Matteo Renzi, ma soprattutto
perderà il gruppo
dirigente che ha governato la sinistra per vent’anni e
consegnato l’Italia al
berlusconismo. Lasciamo da parte le ipocrisie, sarà
questo il risultato ed è questa la ragione per cui molti
vanno a votare. Il progetto economico di Renzi è ancora un oggetto misterioso,
i suoi rivali sono di livello, persone stimabili come Cuperlo e Civati. Il vento
che gonfia le vele del favorito è la voglia di liquidare la nomenklatura del
partito. Un sentimento più che legittimo. Il popolo del centrosinistra ha avuto
anzi fin troppa pazienza. In tutta Europa i gruppi dirigenti di partito
cambiano in fretta, questo è rimasto a dispetto dei mille errori compiuti,
ammesso che siano tali e non complicità.
Berlusconi e il berlusconismo sarebbero finiti nel ’95 se
D’Alema e compagni avessero fatto la legge sul conflitto d’interessi e la
riforma televisiva, invece di salvare l’avversario con la Bicamerale e far
cadere Prodi. Sarebbe finita ancora un anno dopo, se la nomenklatura avesse
sposato l’idea di sciogliere i partiti nell’Ulivo, un progetto e un marchio
assai più moderni e attraenti di un Pd nato già vecchio. I vecchi dirigenti
hanno lavorato per riconsegnare ogni volta il Paese a Berlusconi, quando la
destra ha vinto le elezioni e anche quando non le aveva vinte. Con il
berlusconismo hanno condiviso, sia pure in parte, il sistema di corruzione
nazionale e locale, con i loro Penati sparsi sul territorio, e la gestione dei
grandi affari sporchi, come il Monte dei Paschi.
Alla fine di tutte queste imprese, sono riusciti a perdere in
febbraio elezioni già vinte e a varare un governo con Berlusconi, dopo averlo
negato fino a un minuto prima, non senza essersi tolti la miserabile
soddisfazione di impallinare il fondatore Prodi nella corsa al Quirinale con un
plotone di esecuzione di 101 parlamentari. Solo dopo questa porcata la pazienza
degli elettori si è esaurita, era ora. Questo non è ancora il peggio. Il peggio
è che se saranno ancora i vecchi dirigenti a guidare la prossima campagna
elettorale, avremo la certezza di un’altra vittoria di Berlusconi. E a quel
punto l’Italia sarebbe davvero al capolinea. Berlusconi dovrebbe fare loro un
monumento, altro che attaccarli come mandanti dei magistrati. Quando hanno
cercato di fermare la giustizia in ogni modo, senza riuscirci.
Senza finzioni, chi voterà Renzi lo farà per rottamare una
nomenklatura rovinosa, complice del disastro nazionale. Toccherà poi
all’intelligenza del nuovo leader costruire dalle ceneri del Pd, magari con
l’aiuto di Cuperlo e Civati, una moderna forza politica che si carichi sulle
spalle la salvezza dell’Italia e l’avvenire dei nostri figli.
Curzio Maltese – Venerdì di Repubblica – 6 dicembre 2013
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