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lunedì 7 ottobre 2013

Lo Sapevate Che: Attualità...


Qui Ci Vorrebbe Un Savonarola

L’irresponsabilità si diffonde e nessuno dà segni di ravvedimento. Così il Paese si sfascia e il suo ceto dirigente continua a ripetere di “avere ragione”.
Urge un governo con un programma di emergenza

E’ possibile scovare ancora qualche scintilla di ragionevolezza sulla nave dei folli della politica italiana? Forza Italia, in totale tossicodipendenza dalle vicende del Capo, è precipitata in una battaglia a perdere di inaudita efficacia. Aveva ogni interesse a tenere in vita il governo e col governo le insuperabili “inquietudini” del Pd, e ora, forse pensando inizialmente a un bluff clamoroso, che la stragrande maggioranza del Pd non vedeva l’ora di andare a scoprire, lo ricompatta, e addirittura finisce col spaccarsi. Possibile pensassero seriamente a un Napolitano che perde la faccia e indice nuove elezioni col Porcellum prima di provarle tutte, ma tutte? Non sapevano che qualsiasi governo, dopo questo, avrebbe avuto un segno a loro radicalmente più sfavorevole? Forse una buona notizia: il dio li ha accecati e finalmente li vuole perdere.
La Domanda E’ se  non voglia perderci tutti. Credo stiamo attraversando, malgrado certi colori da farsa, la più drammatica crisi politico-sociale del dopoguerra. Negli anni Settanta, di fronte al collasso di un autentico salto culturale, avevamo, bene o male, una classe politica, qualche leader responsabile, capacità di mediazione. All’inizio del Novanta, dopo Tangentopoli, la classe politica era già sfasciata, ma vi erano ancora grandi risorse economiche-produttive, la competizione globale batteva alle porte, tuttavia il Paese poteva reggerla, la “terza Italia” celebrava i suoi miracoli…E ora? Crisi politica e decadenza economica si alimentano a vicenda in una spirale che potrebbe risultare tragica. Il Pd avrebbe avuto su questo quadro la sua carta strategica da giocare: mentre l’avversario non badava che alle sorti del Capo, delirando su golpe e Aventini, un partito serio si sarebbe presentato ai cittadini, in ogni sede, prospettando realistici e radicali percorsi per affrontare la crisi, dimostrando piena consapevolezza della fine di un’epoca e delle ricette di destra, sinistra e centro che l’avevano caratterizzata. I suoi dirigenti avrebbero discusso di questo, si sarebbero uniti e magari divisi intorno ai problemi che interessano tutti, avrebbero costruito intorno a questi, e col tempo necessario per un autentico confronto, il loro congresso.
Che Congresso Sarà Mai un’assise che coinvolgerà gli iscritti (rimasti) per un mese più o meno, e un mese che sarà comunque dominato dai toni della campagna elettorale? E anche a prescindere da simili oziose considerazioni (volete mettere l’importanza delle regole per le primarie?): qual è la reale linea che il Pd intenderà seguire, incassato l’autogol del Cavaliere? Vorranno alcuni ripetere le gustose scenette del corteggiamento ai grillini, in vista di governi”innovativi”? L’opzione di elezioni prima delle Europee è davvero caduta presso tutte le sue “sensibilità”? Come si immaginano il Letta-bis? Una “Kleine Koalition” ancora più micro della precedente, “forte” di qualche “responsabile” ex-berlusconiano? Sogna qualcuno la resurrezione di facsimili della Dc con i quali soddisfare nostalgie mai spente di “compromesso storico”? Per il momento la straordinaria sequela di follie combinata da Berlusconi copre generosamente ogni affanno. Ma, di certo, è impossibile ormai perdere un solo secondo per definire un autentico programma di governo, e di governo dell’emergenza, che dovrà essere almeno pari per impegno e radicalità a quello Amato di vent’anni orsono per raggiungere il 10 per cento degli obiettivi indicati da Letta nel suo discorso per la fiducia.
Certo, i peccati commessi dalle diverse parti sono diversi e incommensurabili. Ma l’irresponsabilità si diffonde. E nessuno dà segno di ravvedimento (non dico pentimento), e ancor meno di voler mutar mente. Il Paese si sfascia e il suo ceto dirigente, nelle parole di tutti i suoi commensali, continua a ripetere di “aver ragione”. Forse ci vorrebbe per noi un Savonarola, più che un serafico papa Francesco.

Massimo Cacciari – L’Espresso – 10 Ottobre 2013

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