Qui Ci Vorrebbe Un
Savonarola
L’irresponsabilità si
diffonde e nessuno dà segni di ravvedimento. Così il Paese si sfascia e il suo
ceto dirigente continua a ripetere di “avere ragione”.
Urge un governo con un
programma di emergenza
E’ possibile scovare ancora qualche scintilla di
ragionevolezza sulla nave dei folli della politica italiana? Forza Italia, in
totale tossicodipendenza dalle vicende del Capo, è precipitata in una battaglia
a perdere di inaudita efficacia. Aveva ogni interesse a tenere in vita il
governo e col governo le insuperabili “inquietudini” del Pd, e ora, forse
pensando inizialmente a un bluff clamoroso, che la stragrande maggioranza del
Pd non vedeva l’ora di andare a scoprire, lo ricompatta, e addirittura finisce
col spaccarsi. Possibile pensassero seriamente a un Napolitano che perde la
faccia e indice nuove elezioni col Porcellum prima di provarle tutte, ma tutte?
Non sapevano che qualsiasi governo, dopo questo, avrebbe avuto un segno a loro
radicalmente più sfavorevole? Forse una buona notizia: il dio li ha accecati e
finalmente li vuole perdere.
La Domanda E’ se
non voglia perderci tutti. Credo stiamo attraversando, malgrado certi
colori da farsa, la più drammatica crisi politico-sociale del dopoguerra. Negli
anni Settanta, di fronte al collasso di un autentico salto culturale, avevamo,
bene o male, una classe politica, qualche leader responsabile, capacità di
mediazione. All’inizio del Novanta, dopo Tangentopoli, la classe politica era
già sfasciata, ma vi erano ancora grandi risorse economiche-produttive, la
competizione globale batteva alle porte, tuttavia il Paese poteva reggerla, la
“terza Italia” celebrava i suoi miracoli…E ora? Crisi politica e decadenza
economica si alimentano a vicenda in una spirale che potrebbe risultare
tragica. Il Pd avrebbe avuto su questo quadro la sua carta strategica da
giocare: mentre l’avversario non badava che alle sorti del Capo, delirando su
golpe e Aventini, un partito serio si sarebbe presentato ai cittadini, in ogni
sede, prospettando realistici e radicali percorsi per affrontare la crisi,
dimostrando piena consapevolezza della fine di un’epoca e delle ricette di
destra, sinistra e centro che l’avevano caratterizzata. I suoi dirigenti
avrebbero discusso di questo, si sarebbero uniti e magari divisi intorno ai
problemi che interessano tutti, avrebbero costruito intorno a questi, e col
tempo necessario per un autentico confronto, il loro congresso.
Che Congresso Sarà Mai un’assise che coinvolgerà gli
iscritti (rimasti) per un mese più o meno, e un mese che sarà comunque dominato
dai toni della campagna elettorale? E anche a prescindere da simili oziose
considerazioni (volete mettere l’importanza delle regole per le primarie?):
qual è la reale linea che il Pd intenderà seguire, incassato l’autogol del
Cavaliere? Vorranno alcuni ripetere le gustose scenette del corteggiamento ai
grillini, in vista di governi”innovativi”? L’opzione di elezioni prima delle
Europee è davvero caduta presso tutte le sue “sensibilità”? Come si immaginano
il Letta-bis? Una “Kleine Koalition” ancora più micro della precedente, “forte”
di qualche “responsabile” ex-berlusconiano? Sogna qualcuno la resurrezione di
facsimili della Dc con i quali soddisfare nostalgie mai spente di “compromesso
storico”? Per il momento la straordinaria sequela di follie combinata da
Berlusconi copre generosamente ogni affanno. Ma, di certo, è impossibile ormai
perdere un solo secondo per definire un autentico programma di governo, e di
governo dell’emergenza, che dovrà essere almeno pari per impegno e radicalità a
quello Amato di vent’anni orsono per raggiungere il 10 per cento degli
obiettivi indicati da Letta nel suo discorso per la fiducia.
Certo, i peccati commessi dalle diverse parti sono diversi e
incommensurabili. Ma l’irresponsabilità si diffonde. E nessuno dà segno di
ravvedimento (non dico pentimento), e ancor meno di voler mutar mente. Il Paese
si sfascia e il suo ceto dirigente, nelle parole di tutti i suoi commensali,
continua a ripetere di “aver ragione”. Forse ci vorrebbe per noi un Savonarola,
più che un serafico papa Francesco.
Massimo Cacciari – L’Espresso – 10 Ottobre 2013
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