Mix Di Farmaci ed Errori Allarme per gli Over 65
Terapie abbandonate, grande confusione, cocktail di medicine dannose….
I Medici di famiglia si difendono, accusando gli specialisti di scarso dialogo
Firenze. Gli anziani italiani hanno un rapporto difficile con i farmaci. Ma non solo per colpa loro. Perché ne prendono molti ma spesso lo fanno male, interrompendo le terapie o mescolando molecole che insieme finiscono per essere dannose. Spesso le prescrizioni di specialisti e medici di famiglia si accavallano, i pazienti talvolta non ricevono informazioni giuste sugli effetti collaterali e più in generale vengono poco seguiti. Finisce che circa il 60 per cento di coloro che devono fare una terapia per depressione, ipertensione, diabete e osteoporosi la interrompono dopo qualche settimana o qualche mese. Con i rischi immaginabili per il loro stato di salute.
In Italia ci sono 7,5 milioni di ultrasessantacinquenni (su 12,5 milioni) che prendono almeno cinque medicine ogni giorno. Addirittura in sei milioni hanno sul comodino da cinque a nove confezioni diverse. Secondo un’indagine dell’Alfa, l’agenzia nazionale per il farmaco, che ha coinvolto alcuni dei massimi esperti italiani di geriatria, a preoccupare sono anche le interazioni tra medicinali. Ad esempio 85 mila persone sono a rischio di insufficienza renale perché prendono contemporaneamente tre prodotti dannosi per i reni.
“Tutelare i pazienti anziani richiede particolare attenzione sia da parte del medico che prescrive, che deve valutare il rapporto rischi benefici delle terapia, sia da parte della rete familiare e di assistenza”, commenta Sergio Pecorelli, il presidente dell’agenzia italiana del farmaco. Il lavoro scientifico tira in ballo indirettamente i medici di famiglia, cioè colore nei cui studi certi anziani si presentano anche una volta alla settimana. Perché non controlano i loro pazienti?
“Il problema non siamo noi ma è il mancato dialogo con i colleghi specialisti”, difende la categoria Pier Luigi Bartoletti, il segretario della sezione del Lazio della Fimmg, il principale sindacato dei medici di famiglia. “Ognuno fa il proprio lavoro in modo diverso. Loro curano le malattie, noi le persone e finisce che non ci parliamo.. Il malato si trova in mezzo a indicazioni diverse e talvolta reagisce abbandonando i farmaci. Loro spesso fanno ricette di medicine , anche innovative, che noi non possiamo prescrivere e le cui caratteristiche, per legge, non possono venirci illustrate dalle case farmaceutiche”.
Ma non solo. “Conosciamo poco questi prodotti e in particolare i loro effetti collaterali e le interazioni con gli altri farmaci” continua Bartoletti. “Per questo è difficile spiegare al paziente a quali fastidi va incontro quando si cura per un problema importante come ad esempio la cardiopatia o il diabete. E, senza queste informazioni, spesso il malato interrompe il trattamento”.
Michele Bocci – Venerdì di Repubblica – 23-8-13
Mix Di Farmaci ed Errori Allarme per gli Over 65
Terapie abbandonate, grande confusione, cocktail di medicine dannose….
I Medici di famiglia si difendono, accusando gli specialisti di scarso dialogo
Firenze. Gli anziani italiani hanno un rapporto difficile con i farmaci. Ma non solo per colpa loro. Perché ne prendono molti ma spesso lo fanno male, interrompendo le terapie o mescolando molecole che insieme finiscono per essere dannose. Spesso le prescrizioni di specialisti e medici di famiglia si accavallano, i pazienti talvolta non ricevono informazioni giuste sugli effetti collaterali e più in generale vengono poco seguiti. Finisce che circa il 60 per cento di coloro che devono fare una terapia per depressione, ipertensione, diabete e osteoporosi la interrompono dopo qualche settimana o qualche mese. Con i rischi immaginabili per il loro stato di salute.
In Italia ci sono 7,5 milioni di ultrasessantacinquenni (su 12,5 milioni) che prendono almeno cinque medicine ogni giorno. Addirittura in sei milioni hanno sul comodino da cinque a nove confezioni diverse. Secondo un’indagine dell’Alfa, l’agenzia nazionale per il farmaco, che ha coinvolto alcuni dei massimi esperti italiani di geriatria, a preoccupare sono anche le interazioni tra medicinali. Ad esempio 85 mila persone sono a rischio di insufficienza renale perché prendono contemporaneamente tre prodotti dannosi per i reni.
“Tutelare i pazienti anziani richiede particolare attenzione sia da parte del medico che prescrive, che deve valutare il rapporto rischi benefici delle terapia, sia da parte della rete familiare e di assistenza”, commenta Sergio Pecorelli, il presidente dell’agenzia italiana del farmaco. Il lavoro scientifico tira in ballo indirettamente i medici di famiglia, cioè colore nei cui studi certi anziani si presentano anche una volta alla settimana. Perché non controlano i loro pazienti?
“Il problema non siamo noi ma è il mancato dialogo con i colleghi specialisti”, difende la categoria Pier Luigi Bartoletti, il segretario della sezione del Lazio della Fimmg, il principale sindacato dei medici di famiglia. “Ognuno fa il proprio lavoro in modo diverso. Loro curano le malattie, noi le persone e finisce che non ci parliamo.. Il malato si trova in mezzo a indicazioni diverse e talvolta reagisce abbandonando i farmaci. Loro spesso fanno ricette di medicine , anche innovative, che noi non possiamo prescrivere e le cui caratteristiche, per legge, non possono venirci illustrate dalle case farmaceutiche”.
Ma non solo. “Conosciamo poco questi prodotti e in particolare i loro effetti collaterali e le interazioni con gli altri farmaci” continua Bartoletti. “Per questo è difficile spiegare al paziente a quali fastidi va incontro quando si cura per un problema importante come ad esempio la cardiopatia o il diabete. E, senza queste informazioni, spesso il malato interrompe il trattamento”.
Michele Bocci – Venerdì di Repubblica – 23-8-13
Terapie abbandonate, grande confusione, cocktail di medicine dannose….
I Medici di famiglia si difendono, accusando gli specialisti di scarso dialogo
Firenze. Gli anziani italiani hanno un rapporto difficile con i farmaci. Ma non solo per colpa loro. Perché ne prendono molti ma spesso lo fanno male, interrompendo le terapie o mescolando molecole che insieme finiscono per essere dannose. Spesso le prescrizioni di specialisti e medici di famiglia si accavallano, i pazienti talvolta non ricevono informazioni giuste sugli effetti collaterali e più in generale vengono poco seguiti. Finisce che circa il 60 per cento di coloro che devono fare una terapia per depressione, ipertensione, diabete e osteoporosi la interrompono dopo qualche settimana o qualche mese. Con i rischi immaginabili per il loro stato di salute.
In Italia ci sono 7,5 milioni di ultrasessantacinquenni (su 12,5 milioni) che prendono almeno cinque medicine ogni giorno. Addirittura in sei milioni hanno sul comodino da cinque a nove confezioni diverse. Secondo un’indagine dell’Alfa, l’agenzia nazionale per il farmaco, che ha coinvolto alcuni dei massimi esperti italiani di geriatria, a preoccupare sono anche le interazioni tra medicinali. Ad esempio 85 mila persone sono a rischio di insufficienza renale perché prendono contemporaneamente tre prodotti dannosi per i reni.
“Tutelare i pazienti anziani richiede particolare attenzione sia da parte del medico che prescrive, che deve valutare il rapporto rischi benefici delle terapia, sia da parte della rete familiare e di assistenza”, commenta Sergio Pecorelli, il presidente dell’agenzia italiana del farmaco. Il lavoro scientifico tira in ballo indirettamente i medici di famiglia, cioè colore nei cui studi certi anziani si presentano anche una volta alla settimana. Perché non controlano i loro pazienti?
“Il problema non siamo noi ma è il mancato dialogo con i colleghi specialisti”, difende la categoria Pier Luigi Bartoletti, il segretario della sezione del Lazio della Fimmg, il principale sindacato dei medici di famiglia. “Ognuno fa il proprio lavoro in modo diverso. Loro curano le malattie, noi le persone e finisce che non ci parliamo.. Il malato si trova in mezzo a indicazioni diverse e talvolta reagisce abbandonando i farmaci. Loro spesso fanno ricette di medicine , anche innovative, che noi non possiamo prescrivere e le cui caratteristiche, per legge, non possono venirci illustrate dalle case farmaceutiche”.
Ma non solo. “Conosciamo poco questi prodotti e in particolare i loro effetti collaterali e le interazioni con gli altri farmaci” continua Bartoletti. “Per questo è difficile spiegare al paziente a quali fastidi va incontro quando si cura per un problema importante come ad esempio la cardiopatia o il diabete. E, senza queste informazioni, spesso il malato interrompe il trattamento”.
Michele Bocci – Venerdì di Repubblica – 23-8-13
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