Ecco perché non si può
votare ora
Napolitano non vuole,
l’Europa neanche. E i partiti non apriranno una crisi che non avrebbe sbocchi.
Però è necessario che il governo Letta governi davvero. E non si accontenti del
bricolage. Altrimenti l’esasperazione…
Scrivo nelle ore di angosciosa attesa che separano gli
italiani dalla votazione in Senato sulla
decadenza di Berlusconi. Sarà o no voto segreto? Chi saranno, se ci saranno, i
traditori? E il Cavaliere decaduto che farà? Servizi sociali o un meritatissimo
incarico universitario in scienze delle comunicazioni? Ma prima scatenerà la
crisi, con i profeti Brunetta e Santanchè? Questa è la sola reale
preoccupazione, perché oggi una crisi appare priva di ogni ragionevole sbocco.
Napolitano si dimetterebbe prima di indire nuove elezioni col Porcellum e con
l’Europa che incalza, a un passo dal commissariaci. L’unica prospettiva
potrebbe essere quella di un nuovo governo tecnico-di scopo per riforma elettorale e legge finanziaria, ma dovrebbe durare fino
al semestre italiano di presidenza Ue, per tutto il 2014. Nel frattempo c’è da
temere (o sperare per qualcuno) che gli italiani si dimentichino anche
dell’esistenza dei partiti politici.
Letta, saggiamente, gioca sull’impotenza altrui per
andare avanti col suo governo,inventato da Napolitano. Il suo ragionamento si
svolge sul filo elementare del “cui prodest?”, quesito cui nessuno risponde. Ma
spesso nella storia accade proprio ciò che nessuno ha voluto. A volte gli
attori finiscono col muoversi su piani inclinati secondo le leggi della fisica,
con tanti saluti a progetti e libero arbitrio. Per evitare il collasso, non
basterà continuare a evocare lo spettro del dissesto finanziario e confidare in
un senso di responsabilità che non si vede in giro da trent’anni. Letta deve
fare qualcosa, il tempo del bricolage è scaduto: eliminazione dei bonus per le
ammissioni all’Università, qualche briciola a sostegno di un diritto allo
studio calpestato da una generazione, qualche rammendo sul fronte degli ammortizzatori
sociali. E ancor più drastico deve essere il volta-pagina nei confronti delle
pressioni demagogiche che provengono dagli spiriti animali della sua
maggioranza. La pagliacciata dell’Imu non abbia seguito! Che cosa accadrà
quando gli italiani scopriranno di continuare a pagarla con gli interessi
metamorfizzata in Service tax? Funzionerà ancora il trucco di scarico sulle
autonomie locali la “colpa”?
Letta deve fare
qualcosa per i
milioni di produttori di questo Paese vicini o ormai oltre la soglia dell’esasperazione:
ridurre a tutti i costi la pressione fiscale sul lavoro; semplificare tutte le
procedure per la nascita di nuove imprese; detassare ogni nuova assunzione;
sostenere il terzo settore no-profit, il solo che ha visto in questi anni
aumentare l’occupazione; essere concretamente vicino a quegli ultimi baluardi
dell’operaio-massa (Ilva e non solo), che scontano sulla pelle trent’anni di
anti-politiche industriali. Soltanto così si fa anche una politica per
l’esercito dei giovani disoccupati.
Elezioni o non elezioni? Senza scelte ormai
improcrastinabili, l’esasperazione delle persone, qualunque sia la loro storia
politica, è destinata a crescere, e al Nord in modo drammatico, fino a generare
una crisi radicale di rappresentanza – e cioè la crisi della nostra stessa
democrazia . Precariato di massa, piccola-media impresa di ogni settore,
lavoratori “esodati” dalle piattaforme produttive dismesse, non hanno da anni
rappresentanza politica se non nei programmi elettorali e nelle promesse dei
talk-show. Ma sta crollando anche quella dei lavoratori “garantiti” e del
pubblico impiego: continuo taglio dei salari reali, preoccupazioni stressanti
per il futuro proprio e dei figli, condizioni di lavoro frustranti. E su tutto
il sapere che crescono le disuguaglianze, che il reddito nazionale si
distribuisce in modo del tutto iniquo, prescindendo ormai in toto dal
contributo a esso di ciascuno. Altro che Grillo all’orizzonte se Parlamento e
Governo non sapranno dar presto segni di vita nuova.
Massimo Cacciari – LìEspresso – 26 Settembre 2013
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