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domenica 29 settembre 2013

Lo Sapevate Che: "Raccomandazioni..."


Il Lontano Paese Dove
Assumere I Figli Dei Potenti E’ Reato

Una inchiesta contro la JPMorgan dimostra che l’America ha capito come la vera selezione è sempre meglio delle logiche di clan

Ve lo immaginate un luogo dove assumere i figli dei potenti è reato? Questo luogo esiste, è New York. La più grande banca di Wall Street ( e del mondo), JP Morgan Chase, è finita sotto inchiesta proprio per questo. E’ una storia che ha dell’incredibile, se vista con occhi italiani. Val la pena di essere raccontata nel dettaglio perché aiuta a capire tante cose: il valore della meritocrazia, le cause profonde della fuga dei cervelli dall’Italia, la differenza di costume tra le classi dirigenti nostre e loro.
L’inchiesta sulla JP Morgan parte dall’America, il presunto reato invece sarebbe avvenuto in Cina. Corruzione, nientemeno. Di che tipo di corruzione si tratta? La
Securities and Echange  Commission (Sec), l’authority che vigila sulle società quotate in Borsa, indaga sul fatto che JP Morgan Chase avrebbe assunto diversi figli di gerarchi della nomenclatura cinese, per ottenere in cambio lucrosi contratti con aziende di Stato nella Repubblica Popolare.
Un simile comportamento è normale in altre latitudini, economicamente ha una sua logica. Se assumendo il figlio di un leader straniero io mi garantisco ricchi affari per il futuro, non sto forse facendo il bene della mia azienda? Tuttavia la legge americana sulla corruzione all’estero è tra le più severe al mondo, e l’assunzione di “rampolli” dei Vip stranieri può ricadere dentro la definizione di questo reato. Corruzione, per l’appunto.
L’inchiesta della Sec verte su due casi in particolare. Il primo riguarda l’assunzione  di Tang Xiaoning, figlio di Tang Shuangning. Quest’ultimo è presidente del conglomerato pubblico China Everbright. In seguito all’assunzione del figlio, la JP Morgan Chase ottenne diversi contratti importanti da China Everbrighet.
Il secondo episodio è l’assunzione di Zhang Xixi, figlia di un dirigente delle ferrovie dello Stato cinesi. L’assunzione avvenne nel 2007, e nello stesso periodo JP Morgan Chase fu ingaggiata per il collocamento in Borsa di China Railway Group, azienda che costruisce linee ferroviarie per lo Stato.
Le authority Usa hanno ripreso ad applicare con severità il Foreign Corrupt Practices Act, la legge del 1977 che stalì regole molto severe contro il pagamento di tangenti all’estero. Fra l’altro quella legge proibisce alle società americane di offrire “qualsiasi cosa che abbia un valore a un funzionario straniero al fine di ricavarne vantaggi impropri negli affari”. L’assunzione di un figlio di potenti personalità straniere non può costituire reato in sé. Ma ul sospetto di violazione della legge può scattare se si dimostra che il figlio in questione “non ha le competenze necessarie”. Oppure, la presunzione di reato può nascere se l’azienda americana improvvisamente comincia a ottenere contratti o altri benefici da un partner straniero con il quale prima non riusciva a fare affari.
Il sistema di regole che vige qui, può sembrare quasi surreale se tradotto i Italia. Ve l’immaginate mettere sotto inchiesta i vertici di una grandissima azienda italiana perché hanno assunto un giovane incompetente, figlio di genitori importanti?
Il rigore americano si collega a distanze astrali non solo dall’Italia. Anche per i dirigenti cinesi, l’accusa mossa alla JP Morgan Chase suona strana. A Pechino  o a Shanghai hanno coniato un’espressione apposita . “ i principini “ – per designare quei rampolli della nomenclatura. A loro si spalancano automaticamente le porte di incarichi importanti in alte sfere dell’industria pubblica.
Non voglio dare l’impressione che qui negli Stati Uniti la meritocrazia prevalga sempre e ovunque. Ci sono eccezioni, mi viene in mente per esempio, l’ammissione di George W. Bush, mediocre studente, nella grande università dove aveva studiato anche suo padre, allora presidente degli Stati Uniti. Ma restano delle eccezioni.
Come dimostra il caso della JP Morgan Chase, l’America ha imparato da tempo una cosa importante: che la selezione dei migliori è nel suo interesse, le dà una marcia in più rispetto a paesi dove prevalgono logiche di clan.

Federico Rampini – Donna di Repubblica – 07 Settembre 2013

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