(…)
La Lega, dice la fobia, non è capace di governare. Lo dice
mentre l’Italia intera sopporta con una rassegnazione davvero incredibile che
tutto tiri avanti come prima o quasi: che il ministro delle Finanze insista nel
compilare dei moduli incomprensibili come il 740, che tiri fuori degli
spaventapasseri ridicoli come il redditometro, che continui ad aumentare i
balzelli senza riuscire a contenere la spesa pubblica. Interrogarsi sulla fobia
per la Lega non è facile, ci vorrebbe quell’umiltà che la borghesia italiana,
specie se progressista, non ha mai avuto. Se questa umiltà ci fosse, questa
borghesia che si crede progressista dovrebbe riconoscere che nella
partitocrazia ha avuto la parte dell’opposizione di sua maestà, all’opposizione
ma con redditi confortanti e molte amichevoli relazioni con i partitocrati.
E’una storia che conosciamo, cari amici, cominciata con il
“partito nuovo” di Palmiro Togliatti: tutti quei figli di buona famiglia, a
cominciare da Sergio Garavini, mandati dentro il partito della rivoluzione
impossibile. Ma i comunisti non erano degli alieni per la classe dirigente
antifascista, erano i compagni del carcere, dell’esilio, della guerra
partigiana. I primi veri alieni della politica italiana sono questi della Lega.
E non perché arrivino da un altro mondo, ma perché sono quell’Italia che è
stata esclusa nei decenni passati dal grande banchetto, dalla grande
dissipazione consociata.
Non è facile comunicare con gli alieni, capire gli alieni, e
lo so bene io che ho provato a comunicare, a capire. Sono tutti degli
sconosciuti, ignorano le nostre maniere. Non sanno tenere le pubbliche
relazioni, spesso rispondono con durezza e indifferenza alle nostre aperture.
Ma di chi è la colpa? Come si può pretendere che siano grati a una società
costituita che ogni mattino sui suoi giornali e sulle sue televisioni li
demonizza, li diffama, spara delle intere pagine sull’ingegnere di Salerno non
assunto a Lecco e dimentica che nella Brianza lavorano mezzo milione di
meridionali e che un buon terzo dei voti milanesi andati alla Lega sono di
meridionali? Meno fobia, amici, e più ragione.
Da “L’Espresso” del 27 giugno 1993
Giorgio Bocca – Fratelli Coltelli
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