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giovedì 11 luglio 2013

Lo Sapevate Che: Una Chiesa Nuova...


Una Chiesa Nuova Dove Non E’ L’Abito A Fare Il Pontefice

In Vaticano si sa, circolano pettegolezzi. E dall’elezione di Papa Francesco, si parla insistentemente delle frasi che il Pontefice avrebbe pronunciato quando, a più riprese, dal cerimoniere al cardinale arciprete Angelo Comastri, provavano a fargli indossare almeno uno dei segni con i quali la tradizione romana ama sottolineare la solennità dei gesti compiuti dal Vicario di Cristo: pivale, mitria, mozzetta, cotta, stola della testimonianza (quella con le immagini di San Pietro e San Paolo ornati con le chiavi e il triregno), sono infatti scomparsi anche dalle benedizioni urbi et orbi.
Papa Francesco non le ama, anzi le rifiuta seccamente: incontrando i vescovi italiani per la professione di fede con la quale hanno concluso la loro visita ad limina, al cardinale Comastri che gli porgeva la stola dicendo “e questa non la mette Padre Sato?”, si dice abbia risposto “assolutamente no”. E pare che, da quel giorno, nessuno osi più suggerire ornamenti e paramenti. Così, celebrazione dopo celebrazione, le grandi cerimonie pontificie, e le relative immagini immesse nel mondo mediatico, per alcuni perdono progressivamente senso. Vedere durante le grandi cerimonie laula di San Pietro colorata del rosso porpora dei cardinali, e del violaceo dei vescovi, può anche emozionare i sensibili cultori del genere. Ma per un cattolico, soprattutto se appartenente a quell’ottanta per cento della Chiesa che, come il sudamericano Bergoglio, non ha mai partecipato ai fasti ma ha solo subito i nefasti delle corti occidentali, la scelta appare sempre più destinata a scivolare nel regno del folclore. E, il folclore, ammonica Frantz Fanon, “sta alla cultura come l’arteriosclerosi sta all’intelligenza”.
Serpeggiano nella Chiesa forti discussioni su ciò che farebbe vivere una prima e “impattante” riforma: semplificare il modo di apparire degli uomini e dell’istituzione ecclesiastica. In effetti sarebbe un’occasione anche per scrollare dalla Chiesa cattolica la damnatio dell’immagine cucitagli addosso dal sistema mediatico internazionale, che davanti ai barocchismi della corte pontificia va subito col pensiero a intrighi, cospirazioni, alleanze ed altre miserie. Forse la pomposa, polverosa e colorata piramide che le cerimonie vaticane proiettano nel mondo mediatico andrebbe, anche ritualmente, totalmente rovesciata per rendere leggibile prima, e ad un livello ben più importante degli abiti costosi e inutili, l’immagine vera della Chiesa. Perché più che dalle “enfasi onorifiche” nostrane (la definizione è di Roberto Beretta), l’immagine della Chiesa va cercata in tutte le avventure umane che continuano a testimoniare Cristo, in una fraternità egualitaria dove le stoffe sono solo stoffe, i pantaloni solo pantaloni e le scarpe servono solo per camminare.

Filippo di Giacomo – Venerdì di Repubblica -  28-6-13 

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