“Ne Resterà Uno Solo”: Le Espulsioni Ci
Circondano
La Profezia Del Leader
“Quando uno vale niente”, come ha scritto
Beppe Grillo sul suo blog a margine di una delle rarissime, sparute e impaurite
analisi delle recenti sconfitte elettorali a cinque stelle, quell’uno deve
sentirsi un po’ stupido,
almeno
all’inizio. Perciò Adele Gambaro, ultima di una lista sempre più corposa di
“uno” che all’improvviso varrebbero “niente”, non molto tempo fa ci aveva pure
creduto di valere comunque qualcosa: E se è vero che ogni stormir di fronda che
agiti il partito di Grillo attira come api sul miele la stampa, molto più di
qualunque intervento fatto in Aula da un deputato a 5 stelle, resta il fatto
che se un partito si è presentato al mondo come il più democratico di tutti,
quando quel partito si fa tribale espellendo il dissenso, ignorare l’accaduto è
pretesa assurda.
A
rendere il tutto più sgradevole concorre quel continuo ricorso alla
presunta “volontà della rete”. “Decide
la rete”, “lo vuole la rete”, più che garanzia democratica diretta, suonano
spesso come comodo mantra auto assolutorio e deresponsabilizzante, molto vicino
per sopravvalutazione e abuso del mezzo ad altre frasi fatte quali “impazza sul
web”, “spopola in rete”, il tutto sempre e comunque come emanazione del
fantomatico “popolo del web”. Ora, al di là del fatto che in questi casi, con
buona pace di ogni slancio verso nuove e rivoluzionarie terminologie, la parola
più adatta sarebbe sempre e comunque militanti
(che si esprimono in rete, ma ne costituiscono una minuscola parte), colpisce
il fatto che la base elettorale che decide di espulsioni e altro sia sempre la
stessa: 48.292 aventi diritto al voto. Una classe dirigente di 48,292 persone,
immutabile nel tempo, inchiodata alla data del 31 dicembre 2012, termine ultimo
individuato affinché l’iscrizione al Movimento abiliti al diritto di clic.
Se
per le quirinarie (la consultazione per scegliere il candidato alla presidenza
della Repubblica), votarono in 28.518, per espellere Adele Gambaro si sono
pronunciati in 19.790. Se, stando alle dichiarazioni di Grillo, la rapida
erosione dell’enorme consenso avuto alle politiche non sembra essere un
campanello d’allarme, il crescente astensionismo dei grandi elettori dovrebbe
esserlo. Poiché, al di là della difficoltà di resistere alla tentazione di
reinterpretare quel “ne rimarrà solamente uno” urlato da Grillo dai palchi di
tutt’Italia, se a votare sono sempre meno, quei pochi conteranno sempre di più
nelle decisioni del partito, al punto da rendere quelle decisioni sempre meno
autorevoli all’esterno del partito stesso.
Con
la conseguenza che uno, più che niente, varrà troppo. E il troppo, spesso
stroppia.
Diego
Bianchi – Venerdì di Repubblica – 28-6-13
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