Come Vincere Le Ossessioni Che Ci Rendono Schiavi
Chi si lava troppo le mani, chi si strappa i capelli…
Ma contro le manie c’è una Strategia sperimentata
A tutti viene ogni tanto il dubbio di non aver chiuso a chiave l’auto. Ma andare a controllare ogni dieci minuti non è sano. Così come lavarsi le mani cento volte al giorno. Eppure lo fanno in tanti: circa il 5 per cento degli italiani adulti si rivolge allo psicoterapeuta per liberarsi dalla schiavitù dei “rituali” irrazionali e ripetitivi del disturbo ossessivo compulsivo. Lo dice Giorgio Nardone, direttore della scuola di specializzazione post-universitaria di psicoterapia ad Arezzo, nel libro Ossessioni, compulsioni, manie (Ponte alle Grazie, pp.196, euro 15).
“Il disturbo più diffuso è l’impulso a lavarsi eccessivamente per il terrore di essere contaminati dalle cose con cui si entra in contatto” spiega l’esperto, che negli ultimi 25 anni ha curato, attraverso le cliniche che in diverse parti del mondo applicano la sua “Terapia breve strategica”, oltre 15 mila pazienti.
“Tutto parte da un dubbio:
“E se questa cosa è sporca?”. Così si comincia a ripulire un oggetto, e a lavare le parti del corpo con cui l’abbiamo toccato e sentiamo di stare meglio. Fin dalle prime volte, il fatto che questo “copione” che mettiamo in atto ci faccia sentire meno angosciati innesca la trappola: siccome la soluzione ci sembra efficace, la ripetiamo.
Tuttavia, superata una certa soglia di ripetizione, il comportamento diventa irrazionale e sfocia in patologia”.
Come si cura? “Lo psicoterapeuta dice al paziente che la prossima volta che sentirà il bisogno di lavarsi, dovrà ripetere il rituale cinque volte. Non si proibisce il rituale, ma lo si trasforma in un “contro rituale” terapeutico” spiega Nardone. “In questo modo il paziente sente che non è più l’ossessione a comandarlo: se io ripeto cinque volte qualcosa, non è l’ossessione che me lo impone, sono io che decido di farlo cinque volte. In questo modo posso anche decidere di non farlo più. Tra la prima e la seconda seduta già il 70 per cento dei pazienti mostra una riduzione ai minimi termini dei rituali. A quel punto si “aumenta il dosaggio”: da 5 a 10 o 15 volte. In sette sedute per l’88 per cento dei pazienti il disturbo scompare”.
Per il secondo disturbi più diffuso, la mania di strapparsi peli e capelli, la terapia è diversa: “Qui non si tratta di ossessione, fenomeno legato alla paura, ma di mania, ossia di una patologia del piacere” spiega Nardone. “Inizia come un piccolo vizio: ci si strappa un pelo e si gradisce quel piccolo dolore, tanto che si ripete più e più volte l’esperienza. Quando interviene, lo psicoterapeuta non vieta al paziente di strapparsi peli, ma lo induce a farlo seguendo un preciso ordine, da destra a sinistra e dall’alto in basso. Il piacere si trasforma in un’occupazione tediosa e in tre mesi il disturbo si estingue”.
Giuliano Aluffi – Venerdì di Repubblica – 26-04-13
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