In altri tempi i popoli vivevano ciascuno per conto suo. Si viaggiava meno, scarse erano le comunicazioni,
e si era più discreti, più rispettosi verso il prossimo. Oggi tutto + diverso. Nel mondo globale viaggiamo come pazzi, ciacuno sa quel che succede in ogni angolo del globo nel momento stesso in cui succede, e si ficca il naso negli affari altrui. Come si permettono i greci di spendere e scialacquare, accumulando debiti che mettono a repentaglio l’euro? E i tedeschi, non potrebbero lavorare un po’ meno e divertirsi un po’ di più?
Gli americani sono scivolati in un deficit spaventoso: si fanno mantenere dai cinesi. Che brutta figura: vi sembra dignitoso? E così via: tutti trinciamo giudizi su amici e nemici. E’ inevitabile che ci sia anche chi giudica noi.
Di recente qualcuno ha chiesto a due tedesche per altro simpatiche, che in altri tempi ci allietavano con il canto e con il ballo, se volessero dare qualche consiglio a noi italiani: ci conoscono bene, avendo vissuto tanto tempo fra noi. “Più organizzazione, più disciplina”, hanno prontamente risposto. Non potevano dire, essendo tedesche, niente di diverso.
Ma la nostra disciplina, o la sua mancanza, si può misurare ogni giorno sulle nostre strade, osservando il traffico. Quanto all’organizzazione, basta fare l’elenco delle opere pubbliche cominciate, lasciate a metà, rifatte di sana pianta, e delle enormi somme di denaro che a causa di questa nostra inefficienza si perdono, per capire quanto siamo disorganizzati.
“Organizzare”, secondo il vocabolario, significa “predisporre vari elementi per raggiungere un determinato fine”. E non è proprio lì, nell’incapacità di predisporre gli elementi per raggiungere un fine, la causa profonda della nostra inefficienza nazionale? Insomma: le due signore meritavano congratulazioni per avere indicato con quattro parole l’origine dei nostri guai. Invece qualche mio collega le ha accusate di insolenza. Non siamo, oltre tutto, un po’ troppo suscettibili?
Piero Ottone – Venerdì di Repubblica 01-06-12
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