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venerdì 15 giugno 2012

Lo Sapevate Che: La Scimmia Dei Miracoli



La Scimmia Dei Miracoli: Così Il Cebo Kasey Salvò Il Giovane Ned

Ned Rogers a vent’anni rimase vittima di un incidente stradale in cui si fratturò il collo. Secondo i medici sarebbe rimasto incapace di muoversi, deglutire e persino respirare da solo, mentre oggi parla, mangia normalmente, muove le braccia e sta tentando di ricominciare a camminare. Una rinascita dovuta certo alle ottime cure, alla volontà e alla dedizione di tutta la sua famiglia, ma in parte anche a un eccezionale trainer di un paio di chili di peso: Kasey, una scimmia cappuccina.
La storia è raccontata dalla madre di Ned, Ellen in I miracoli hanno la coda lunga (Salani). Le scimmie cappuccine, o cebi, sono primati americani, grandi come gatti, che vivono in gruppi di 30-40 individui, uniti da complessi legami e gerarchie. “Questi primati furono scelti 35 anni fa da un team di ricerca come assistenti per persone disabili, perché sono molto intelligenti, imparano volentieri, amano stare con le persone e hanno mani come le nostre. Inoltre possono vivere in una casa e non sono aggressivi” ci ha detto Ellen Rogers. Fu così che negli anni Settanta l’associazione Helping Hands (www.monkeyhelpers.org) iniziò a fornire gratuitamente cebi addestrati a svolgere semplici compiti – come raccogliere oggetti, portare da bere, grattare o azionare interruttori – a persone disabili, cominciando con veterani feriti in Vietnam. “Le scimmie vengono abbinate alla persona da assistere in base alla personalità di entrambi e all’ambiente in cui dovranno vivere. Per esempio Kasey è molto estroversa, e si trova benissimo fra la folla di persone che frequentano la nostra casa”.
Imparare a convivere con Kasey non è stata però una passeggiata. Oltre a darle le complesse cure richieste da un cebo, i Rogers hanno dovuto anche aspettare che Kasey chiarisse a se stessa qual era il suo posto gerarchico in famiglia, un dilemma alla fine risolto dalla sua “alleanza” con Ned contro cani e sorelle del ragazzo, relegati, ai suoi occhi, agli ultimi gradini della scala. “Da allora Kasey ha iniziato ad aiutare Ned in modo eccezionale” racconta Ellen, “non solo portandogli il telecomando o la bottiglia dell’acqua, ma anche e soprattutto confortandolo e spingendolo a migliorarsi. Per esempio, quando Ned ha cominciato a muovere mano e braccio sinistri, Kasey ha iniziato a stimolarlo a usarli sempre di più, per nutrirla o accarezzarla, facendolo ulteriormente progredire”. I suoi buffi comportamenti, come sfogliare con interesse libri illustrati o guardare avidamente la tv (a Kasey piacciono i talk show e odia la violenza), hanno poi aiutato Ned a superare il periodo buio in cui un dolore di origine nervosa lo tormentava.
Questa vicenda ha ovviamente anche qualcosa da dirci sulle capacità dei nostri “parenti” primati. “Kasey capisce oltre cento parole, sia i nomi che verbi. Sa che Ned ha speciali necessità: quello che fa per lui, non lo fa per nessun altro. Ha i suoi oggetti preferiti, ama guardarsi nel suo specchio portatile, mostra senso di colpa e, se si arrabbia, tiene persino il muso”. E’ poi dotata di una grande empatia “L’altro giorno è venuta a trovarci un’amica, e Kasey è stata affettuosa con lei, nonostante la conoscesse appena. Suzy mi ha poi spiegato che era triste, perché era appena morto un bambino che conosceva. Kasey aveva percepito il suo stato d’animo, e aveva fatto di tutto per consolarla”:
Alex Saragosa – Venerdì di Repubblica 25-05-12

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