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martedì 26 giugno 2012

Lo Sapevate Che: In Russia L'Ictus Si Cura Vivendo Da Delfini (Virtuali)


Mosca. Che si possa curare con i delfini lo sostengono da anni scienziati di tutto il mondo e migliaia di pazienti che raccontano di inattesi miglioramenti e di sensazioni straordinarie provate al fianco di questi animali. Accade in Italia, in Florida e soprattutto in Israele. Adesso, dalla Russia, arriva una terapia ancora più radicale: non si tratta di “stare” con un delfino ma di addirittura di “diventarlo”. Grazie a un software di realtà virtuale, infatti, ci si immedesima, appunto, in un delfino, si impara a vivere e a muoversi come lui e, a quanto pare, progressivamente si comincia a guarire.
Come spesso accade nella Russia di oggi, il brevetto di questa nuova cura per la riabilitazione di persone colpite da ictus cerebrale giaceva da tempo negli archivi senza che a nessuno venisse voglia di investire un rublo sulla messa in pratica di un progetto che pure aveva convinto autorevoli studiosi di tutto il mondo. Da qualche settimana però, una delle tre ideatrici della terapia, la cinquantenne Veronika Skvortsova, è diventata ministro della sanità. Una scelta legata alla ricerca di volti nuovi e competenti per il governo. Che avrà immediatamente effetti pratici, perché autorità e aziende di Stato hanno improvvisamente preso sul serio il “progetto delfino” e stanno facendo a gara per realizzarlo.
Per la terapia è necessaria un’attrezzatura da realtà virtuale con occhiali 3D e casco con sensori ed elettrodi piazzati su tutti i muscoli del corpo. Una volta collegata al software, che creerà un avatar in sembianze di delfino, la persona colpita dall’ictus comincerà a vivere in una realtà tutta sua, come se fosse immersa nei fondali marini e vivesse in simbiosi con altri delfini. I risultati della ricerca danno un’altissima percentuale di risultati favorevoli. Sembra infatti che, gradualmente, i neuroni del paziente riacquistino la capacità perduta di guarire i muscoli del corpo. Si comincia da piccoli movimenti, imparando a dondolarsi sul ventre e poi, timidamente , a nuotare.
E’ noto del resto che il cervello dei delfini è tra i più simili a quello dell’uomo per peso, sviluppo della corteccia e connessioni tra i due emisferi. E lo studio della neo-ministra non fa altro che puntare su due pratiche già in uso da tempo. Da una parte la cura di casi di autismo e di epilessia attraverso il nuoto in compagnia di delfini veri, dall’altra gli studi californiani sull’importanza della realtà virtuale e di alcuni appositi videogiochi nel recupero di persone colpite per vari motivi da paresi. I pazienti parlano di risultati incredibili, di miglioramenti che credevano impossibili. E della terapia pensano tutti la stessa cosa: “E’ divertentissima”.
Nicola Lombardozzi – Venerdì di Repubblica 15-6-12

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