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mercoledì 27 giugno 2012

Lo Sapevate Che: La Bici Ambulanza!

Zambia, I Quattro Della BiciAmbulanza

Due americani e due cittadini di Lusaka hanno inventato un business che da lavoro, crea solidarietà ed è diventato un must per gli appassionati di due ruote e tutto gira attorno a un pezzo di Bambù.

Chikamba è la storia di quattro persone che la bicicletta l’hanno voluta e ora pedalano. Anzi, fanno pedalare gli altri: in Germania, Finlandia, Brasile, Giappone e Stati Uniti le loro bici di bambù, battezzate Zambikes e prodotte Zambi – con circa 500 pezzi prodotti dal luglio del 2007, e altri 450 in previsione entro la fine di quest’anno, finora hanno dato un impiego a circa 40 persone. “Lavorare il bambù, una pianta tipica e abbondante in queste zone, fino a trasformarlo in una bici, leggera e resistente agli urti del terreno, non è un processo facile” spiega Vaughn Spethmann. Ci vogliono tra le 40 e le 60 ore di lavoro ed è, di fatto, un lavoro artigianale. Scegliamo il legno più adatto al momento della raccolta, lo lavoriamo prima di ricoprirlo di colla e avvolgerlo in fibre naturali, che lo proteggono. Poi si procede a fissarlo con i componenti metallici del mezzo. Ogni pezzo, per via del colore, della curvatura del bambù, è praticamente unico”.
L’origine del progetto risale al 2004, quando Spethmann e McBride arrivarono nello Zambia per un viaggio di sei settimane, organizzato dall’università.
“Ci colpì il fatto che almeno il 60 per cento delle persone fossero disoccupate” racconta Spethmann. “Nessuno aveva lavoro o riusciva a trovarlo e in giro non si vedevano biciclette decenti”.
Da allora, la strada percorsa è stata tanta e, oltre alle bici di bambù, Zambikes ha prodotto circa diecimila “classiche” due ruote in acciaio, pezzi di ricambio, carrelli per trasportare merci e soprattutto 900 “zambulance”, bici- ambulanze dotate di una lettiga ancorata al mozzo della ruota posteriore. “Nelle zone rurali, dove non ci sono strade, né benzina, questi mezzi sono facili da mantenere” spiega “permettono di trasportare in ospedale anziani, ammalati e donne incinte”.
In un Paese dove il reddito medio è pari a poco più di un euro e mezzo a testa al giorno, i quattro della bicicletta non nascondono che il loro intento finale sia salvare delle vite e dare soluzioni sostenibili per la mobilità, oltre che per l’economia, a dispetto di una situazione drammatica. Inoltre, alti costi di trasporto, dazi doganali elevati, burocrazia e fluttuazioni della valuta sono, sotto il profilo imprenditoriale, il loro pane quotidiano.
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“Trovare la manodopera adatta non è stato semplice” raccontano, “ma qui c’era un bisogno, c’erano persone che chiedevano un’opportunità e così, da una parte, è una grande sfida e dall’altra siamo davvero felici di poter essere d’aiuto”
D’altra parte, se a Lukasa le bici “spuntano” dal suolo, aver voglia di pedalare è quasi un istinto naturale.
Clara Attene – Venerdì di Repubblica 15-6-12








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