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lunedì 25 giugno 2012

Lo Sapevate Che: Coccole Per Prematuri



Venire Al Mondo,
Che Stress

Un chilo e mezzo o ancora meno: tanto pesano, leggeri e vulnerabili, catapultati dal grembo che tutto attutisce al mondo esterno quando ancora era troppo presto. Accecati dalle luci della sala neonatale, bombardati dalle pratiche che li voltano e rivoltano, per salvarli. Hanno 29 settimane circa, sono i bambini nati prima del termine, prematuri. Il 6,5 % dei neonati in Italia. “L’attenzione medica e infermieristica verso questi bambini è ottima – e negli ultimi anni ha fatto progressi  ma c’è ancora da lavorare sulle conseguenze dello stress cui sono sottoposti fin dalla nascita”, afferma Rosario Montirosso, responsabile del centro 0-3 per lo studio e sviluppo socio-emozionale del bambino dell’Irrcs Medea-La Nostra Famiglia. Montirosso ha da poco pubblicato su Pediatrics uno studio longitudinale: svolto in 30 terapie intensive neonatali italiane per far luce sugli effetti a lungo termine di quest’ospedalizzazione precoce. Come influenza lo sviluppo del bambino? Lo studio si chiama Neo-Acqua (Neonatal Adequate Care for Quality of life, ovvero Cure neonatali adeguate per la qualità della vita) e ha valutato 178 bambini. Due i parametri presi in considerazione: il primo è la presenza di pratiche utili al loro benessere, definite “cura centrata sul bambino”: tempi e modi di vicinanza dei genitori, la possibilità di fare marsupio-terapia o passare la notte in reparto, ma anche il rispetto dei cicli sonno-sveglia. Il secondo parametro è la gestione del dolore: il numero di procedure per ridurre pratiche invasive e dolorose, come drenaggi, sondini, prelievi o ventilazione meccanica. Ne fanno parte l’uso di analgesia e di ciuccio o glucosio a mo’ di consolazione. L’attenzione al benessere è spesso fatta di progetti mirati e locali, e tra i reparti di terapia intensiva c’è disomogeneità notevole.
La ricerca ha seguito i bambini fino ai 7 anni: è emerso che se entrambi i parametri sono soddisfacenti i benefici permangono per anni. A 18 mesi, per esempio, il bambino che proviene da una terapia intensiva neonatale con un basso livello di cure per il suo benessere ha maggiori difficoltà nello sviluppo emotivo-comportamentale. Cioè fa più fatica a regolare i propri stati emotivi, come per esempio piangere quando prova disagio. Alla scuola dell’infanzia, poi, fa più fatica a stare attento e, in generale, ha più difficoltà a modulare i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, che ha effetti tossici anche sulla genesi delle sinapsi, i siti di contatto tra neurone e neurone. Al contrario, se il bambino è stato seguito da un reparto caratterizzato da alti livelli di cura e gestione del dolore, da grande appare più stabile, più attento e meno stressato. “Questi bambini non hanno solo bisogno di assistenza medica in senso stretto”, conclude Montirosso, che ora dispone di dati oggettivi per affermare che attenzione allo stress nelle culle termiche oggi, garantisce bambini più equilibrati in futuro.
Daniela Condorelli 9-6-12

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