I Videogiochi: Fanno Bene o Fanno Male?
Gli occhi incollati allo schermo, le manine che si agitano sul controller. I nostri figli, davanti a un gioco elettronico, sembrano come in trance. Con quali conseguenze sulla loro crescita?
Lo abbiamo chiesto a uno psicologo americano che, da anni, studia a fondo gli effetti della tecnologia sui bambini.
Secondo una recente ricerca americana, il 91 per cento dei minorenni utilizza abitualmente i videogiochi. La cosa più impressionante è che, nella maggior parte dei casi, non supera i 5 anni di età. Usano il pc e le console ma, spesso, anche lo smartphone di mamma e papà. Con quali effetti? Ci ritroveremo presto con una generazione di videogame addice o, al contrario, diventeranno geni dalla fantasia sterminata, che hanno imparato dalle simulazioni virtuali le strategie per risolvere i problemi della vita? “I videogame possono avere grandi potenzialità” dice lo psicologo
americano Larry Rosen, docente all’Università della California Dominguez Hills che, da anni, si occupa degli effetti della tecnologia sui bambini e gli adolescenti. “Se, però, un bambino passa la maggior parte del tempo alla console, può diventare un problema. Avere in continuazione a che fare con oggetti irreali, infatti, rischia di distorcere la sua capacità di distinguere tra ciò che è vero e ciò che è falso, tra ciò che è lecito e ciò che non lo è. Per esempio, se spara e combatte per ore in un universo immaginario, poi rischia di non capire che, nella vita reale, aggredire è sbagliato e causa sofferenza”.
Stare troppo davanti allo schermo quindi, rischia di far perdere a un bambino il contatto con la realtà?
“Si, è possibile che, nella sua testa, si crei un falso mondo in disaccordo con quello che lo circonda. Un altro esempio: nei videogame certe azioni portano a una ricompensa, mentre gli stessi comportamenti, nella vita reale, non solo non vengono premiati ma, al contrario, sono puniti. Mi riferisco in particolare ai giochi più violenti, nei quali bisogna uccidere i nemici. E’ stato poi dimostrato che chi trascorre molte ore a divertirsi da solo, fa più fatica a mantenere le amicizie perché, anche quelle, non si sviluppano come accade nel mondo virtuale.
Non c’è proprio niente di positivo nei videogame?
“ Al contrario, ce ne sono molti educativi, che aiutano a sviluppare e a migliorare alcune abilità: come la capacità di muoversi nello spazio, di controllare i personaggi e risolvere i problemi, la coordinazione, la velocità nel ragionamento e la prontezza di riflessi. Spesso hanno una trama simile a quella delle favole, perché entrano in ballo anche le emozioni del successo o del fallimento. E portano in mondi meravigliosi con grafiche colorate e curatissime, come quelle dei cartoon”.
C’è un’età giusta per cominciare a divertirsi con questi apparecchi?
“ Gli psicologi consigliano non prima dei 3 anni. E hanno anche stabilito delle linee guida per aiutare i genitori a orientarsi. E’ il cosiddetto Pegi (Pan-European game information, cioè : informazione paneuropea sui giochi) che è riportato sulla confezione. E che classifica ogni gioco come adatto a una delle seguenti età: 3, 7, 12, 16 e 18 a seconda della sua complessità, del tipo di linguaggio utilizzato o del livello di violenza. Esattamente cime succede per i film. Purtroppo, però, in uno dei nostri studi all’università, abbiamo riscontrato che oltre il 40 per cento dei bambini utilizza videogame concepiti per ragazzi più grandi”
Quali sono gli altri fattori da considerare prima dell’acquisto?
“Che il gioco sia educativo e divertente, basato sulla soluzione di un problema e non sull’aggressività. Dovrebbe anche incoraggiare la cooperazione, perché i bambini imparano tantissimo dall’interazione con i coetanei e i genitori. E, a lungo termine, avranno maggiori benefici dalle attività nelle quali devono confrontarsi con gli altri, rispetto a quelle individuali”
Non sarebbe meglio consigliare ai genitori di accompagnare i figli al parco con gli amichetti, invece di lasciare che stiano seduti davanti alla console!
“Una cosa non esclude l’altra. Certo, quello di cui i bambini hanno bisogno per il loro sviluppo è più gioco e meno videogame. Ma impedirgli del tutto di utilizzarli è uno sbaglio. Rimarrebbero tagliati fuori dalla tecnologia che, nella nostra società, è diventata predominante. Crescendo, gli sarà concesso di passare più ore davanti al pc. Conta anche la personalità del bambino, se ha amici veri o se, invece, ha difficoltà a legare con i coetanei e preferisce i compagni virtuali. Ai genitori con i figli fino a 10 anni o teenager suggerisco questa regola: per ogni ora di computer, devono trascorrere almeno 30 minuti a fare qualcosa di non tecnologico, come una partita a calcio in cortile. Anche di più, se hanno difficoltà a stare con gli altri. Insomma: i bambini hanno bisogno di dedicarsi a qualcosa che rimuova nella loro testa il mondo virtuale e lo rimpiazzi con la pratica di quello reale”.
Donna Moderna – Isabella Fava
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