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sabato 17 marzo 2012

Lo Sapevate Che: Pesce Di Allevamento

IL satellite smaschera chi alleva pesce senza rispettare il mare.

L’acquacoltura è sempre  più diffusa anche nel mediterraneo
E se non è gestita bene, diventa dannosa come la pesca
Indiscriminata. Ora però GOOGLE EARTH scopre chi non è in regola.

Il Mediterraneo sta diventando una grande vasca per l’allevamento ittico. Nelle sue acque, infatti, il ritmo della riproduzione del pesce selvatico non riesce a reggere quello della pesca e, per fare fronte alla crescente domanda del mercato, si moltiplicano le acquacolture.
Un fenomeno, del resto, diffuso in tutto il mondo: oggi questi allevamenti forniscono il 46 per cento del pesce che viene consumato. Più acquacoltura, quindi meno pressione sul pesce selvatico? Purtroppo no, è anzi vero il contrario: per nutrire i pesci allevati si usano infatti pesci selvatici, e addio biodiversità marina. Oltretutto effettuare controlli sugli allevamenti in mare fino a ieri era molto difficile.
E qui arriva la buona notizia: grazie alle mappe satellitari di Google Earth, oggi le acque si possono difendere anche con un semplice pc domestico connesso a internet. Lo hanno mostrato Chiara Piroddi, Pablo Trujillo e Jennifer Jacquet, biologi marini della università of British Columbia di Vancouver; nello studio Fish Farms at Sea: the Ground Truth from Google Earth (Acquacolture nel mare: la misurazione esatta da Google Earth) pubblicato su PLoS One. “Con Google Earth in poche settimane abbiamo analizzato il 91 per cento  delle coste del Mediterraneo, individuando 248 recinti (di diametro superiore a 40 metri)per tonni e 20.976 gabbie per altre specie, perlopiù vicino a Grecia (a9 per cento), Turchia (31 per cento), Francia ( 6) e Italia (4).
Stimando la produzione ittica dal numero delle gabbie e confrontandola con i dati della Fao per quei Paesi, è probabile che la Grecia e Turchia abbiano fornito dati sottostimati rispettivamente del 30 per cento e del 18 spiega Chiara Piroddi. Il collega Pablo Trujillo lancia l’allarme sostenibilità ambientale:
“la pesca intensiva e l’allevamento ittico sono un uso industriale di risorse comuni, quindi la responsabilità verso l’ambiente richiede che le aziende riportino fedelmente ciò che fanno; non solo la produzione, ma anche l’uso delle risorse e lo smaltimento dei rifiuti. In ogni caso ora Google Earth dimostra che via satellite si può avere sorveglianza globale su scala locale, una buona sia per le organizzazioni ambientaliste che per città o comunità costiere che .
vogliano monitorare l’uso delle risorse naturali dei loro ecosistemi nel tempo”.
“L’allevamento di pesce è una delle industrie globali che crescono più in fretta” sottolinea Jennifer Jacquet.
“questo studio ci dà un senso del suo impatto: oltre 21.000 gabbie per pesci nel solo Mediterraneo. Si può dire che è in corso l’addomesticamento di una delle nostre ultime fonti di cibo selvatico”.Quando si allevano le giuste specie, quando i recinti sono collocati in aree a minore rischio per la biodiversità, quando i pesci sono nutriti in modo sostenibile e tenuti nelle giuste densità, le acquacolture non sono un problema” commenta Trujillo. “Ma se si violano una o più di queste condizioni si rischia l’eutrofizzazione, ossia la crescita smodata di alghe che porta all’esaurimento dell’ossigeno disponibile per i pesci, oppure l’introduzione di specie non native nell’ambiente, con scompensi per la catena alimentare naturale, o anche il propagarsi di malattie”.
Dedo Tortona -Venerdì di Repubblica 02-03-12 





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