Etichette

giovedì 15 marzo 2012

Lo Sapevate Che: Che Ne Dite?


 
Il noto pedagogista Pino Pellegrino, autore di moltissimi libri sull’educazione comincia con questo articolo la sua collaborazione al Bollettino Salesiano.

1.     Le coccole

Tutti i bambini del mondo nascono ammalati, di una dolce malattia: la ‘Coccolite’.
Tutti amano essere abbracciati, vezzeggiati, avviluppati nel tepore di qualcuno.
Un bambino privo di coccole, molto facilmente, sarà domani, un adulto apprensivo, ansioso, incerto, incapace di serenità e di sicurezza.
Le coccole fanno bene! Su questo, ormai nessuno discute più!
Con le coccole, infatti, mandiamo mille messaggi tutti positivi al bambino; “Ti vogliamo bene. Siamo contenti che tu ci sia. Tu ci importi. Sei prezioso!”.
Non per nulla la parola ‘carezza’ deriva dal latino ‘carus’ nel senso di ‘caro’ e ‘prezioso’.
La carezza è sempre una dichiarazione d’amore”, diceva Piero Balestro, autore di un prezioso lavoro: Parole d’amore.

La terapia delle coccole.

Le coccole fanno così bene che alcuni psicologi propongono il “metodo della mamma canguro”.
Il contatto pelle a pelle tra il bambino e la madre è terapeutico: giova alla crescita, previene le malattie, migliora l’umore, stabilizza le funzioni cardiache, fa passare la ‘bua’…
A parte questo, il valore delle coccole sta, soprattutto, nel fatto che sono un vero e proprio nutrimento affettivo: proiettato sul bambino: calore, dolcezza, piacere. Gli danno una gioia totale. Cinque secondi di carezze lanciano più messaggi che cinque minuti di parole.
A questo punto diventa chiaro che coccolare non è viziare, non è arrendersi al bambino. Coccolare è amare allo stato puro: è baciare l’anima-
Gesù stesso ha praticato il linguaggio dell’abbraccio (Mt 10,16). Dunque, passiamo alle coccole! E’ urgente!
Lo psicologo colombiano Carlos Restreps nel suo studio Il diritto alla tenerezza sostiene che noi Occidentali siamo sempre più analfabeti in fatto di tenerezza.
Possiamo dargli torto?


         2. Il benessere:conquista o trappola?

“A mio figlio non deve mancare nulla…!” è una specie di ritornello di tanti genitori.
E così la distanza tra il desiderio e la sua realizzazione è diventata, via via, sempre più breve, fino ad azzerarsi. Sono scomparse l’attesa e la conquista che erano stati efficaci ormoni della crescita psicologica. Il desiderio ha perso la sua spinta creativa.
Tutto è lì pronto. L’uomo trova tutto, meno lo sforzo. Il che è come dire: L’uomo non trova più l’Uomo. Quando la persona umana non ha da faticare, da combattere, da raggiungere, da costruire, da battersi per qualcosa e per qualcuno, è come se fosse morta.
Il benessere una conquista o una trappola?

Prima parte
Pino Pellegrino

Nessun commento:

Posta un commento