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giovedì 9 luglio 2015

Lo Sapevate Che: Se difendersi sul web diventa atto politico...



Non Sono Un Nostalgico e credo che la nostra società, che questo “qui e ora” spesso tanto vituperato, sia il momento più democratico di sempre. Credo che andando avanti ci sarà sempre maggiore spazio per nuovi diritti e che sia un percorso inevitabile. Procrastinabile secondo alcuni, ma inevitabile. Negli Stati Uniti, la decisione della Corte Suprema di rendere incostituzionali le leggi statali che vietano il matrimonio gay è un esempio di come, all’improvviso, tutto possa cambiare e anni di attivismo e di sofferenze vengano riconosciuti. Di come si riesca alla fine a porre rimedio a ingiustizie perpetrate per troppo tempo. E il ministro della Giustizia texano potrà anche offrire ai funzionari che si rifiuteranno di celebrare nozze gay tutto il supporto legale che vorrà ostacolarne il compimento per un breve periodo e in un perimetro limitato, ma poi dovranno, lui e i suoi funzionari, capitolare alla cosa più naturale che ci sia: il progresso. Se Tutto Questo è possibile, e soprattutto se è possibile ai tempo relativamente brevi rispetto a qualche decennio fa, lo si deve essenzialmente alla morte del pensiero unico che solo era in grado di creare dibattito e alimentarlo. Ciò che è accaduto ad Adriano Sofri nelle scorse settimane, ha reso palese come il dibattito non si sia esaurito agli editoriali in edicola, ma sia continuato e sia stato alimentato da voci più o meno note, intervenute in rete. Il ministro della giustizia Andrea Orlando aveva invitato Adriano Sofri a partecipare agli Stati Generali sull’Esecuzione della Pena, in qualità di esperto di “Cultura, istruzione e sport nel carcere”. Ma in seguito a polemiche con le quali non concordo, Sofri ha deciso di rinunciare all’incarico spiegandone il motivo non solo sulla carta stampata, ma scrivendo un lungo post. Sofri ha compreso che quello era il mezzo più adatto per rendere vitali delle parole che andavano lette e secondo me condivise. E Io Le Condivido, (..) per molte ragioni che provo a elencare. Le condivido perché qualunque apporto al miglioramento della situazione in cui si trovano le carceri italiane lo trovo doveroso. Le condivido perché le carceri (contrariamente a ciò che qualcuno pensa) non sono hotel a 5 stelle. Le condivido perché il punto di vista di chi ha vissuto diverse realtà carcerarie può essere, anzi è, fondamentale. La condivido perché, cos’ come sono le carceri si dimostrano palestre di criminalità e raramente luoghi di recupero e rieducazione. Le condivido perché le carceri sono la cartina al tornasole dello stato di salute della democrazia in un perché la vita è più complessa di una condanna e . (..) Le condivido perché complessa di una condanna e di una detenzione: dobbiamo sempre sforzarci di andare oltre. Dobbiamo sforzarci di avere un’opinione nostra e smettere di accettare quella più semplice che spesso è anche la più sbagliata. Ed E’ Sempre L’Italia manettara, rappresentata dal segretario del Sappe (sindacato di polizia) che non perde occasione per difendere, come è accaduto per la morte di Federico Aldrovandi, agenti che hanno commesso crimini in divisa, a urlare più forte. Eppure la rinuncia di Sofri, che potrebbe sembrare una sconfitta e una resa all’Italia peggiore, è un atto politico sul quale tutti siamo chiamati a riflettere e che tutti, grazie al web, possiamo commentare. Non solo chi gode di spazi e di attenzioni.
Roberto Saviano – L’antitaliano www.lespresso.it – L’Espresso 9 luglio 2015

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