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domenica 5 luglio 2015

Lo Sapevate Che: C'è una trappola in città per il sindaco d'Italia...



Il Sindaco d’Italia si sta impantanando nelle acque agitate delle grandi città italiane: Genova, Venezia, Napoli e innanzitutto Roma. E’ il paradosso di questa stagione renziana, poco felice e molto confusa. Una sorta di contrappasso per Matteo piè veloce, da 16 mesi signore e padrone di Palazzo Chigi a Roma, da lui espugnato direttamente da Palazzo Vecchio di Firenze, culla feconda del “giglio magico”. I risultati delle recenti elezioni locali hanno ridotto sulla difensiva il premier-segretario. Le regionali liguri e le comunali di Venezia hanno dato corpo a una mutazione genetica della destra italiana: resuscitata dagli elettori, con il volto pacioso e rassicurante del governatore Giovanni Toti e del sindaco Luigi Brugnaro, la destra ha l’anima di Salvini e del suo estremismo parolaio. In tv lo storytelling - come è di moda dire ora – dell’altro Matteo appare più convincente della comunicazione, in cui pure è maestro, del Matteo di governo. Per esempio sui migranti, tema delicatissimo, il fascio-leghismo sviluppa un linguaggio duro e diretto, apparentemente convincente come sa esserlo la demagogia, più facile rispetto alle fatiche diplomatiche di un governo stretto tra gli egoismi degli alleati europei e l’inadeguatezza delle soluzioni finora adottate per fronteggiare un’emergenza diventata ormai permanente. Se sui migranti Renzi è in difficoltà pur non avendo colpe dirette, è invece pienamente responsabile del pasticcio creato in Campania dopo la vittoria di Vincenzo De Luca. (..). E sì, perché De Luca sarà sospeso in base alla Severino. Ma si sta lavorando a un decreto legge per salvare il vice che prenderà il suo posto. La Campania condensa insomma tutte le contraddizioni del tatticismo di questa fase politica: la vittoria, fortemente auspicata la sera del 31 maggio per compensare la perdita della Liguria, si sta rivelando un regalo avvelenato. Il danno dell’immagine del leader rottamatore ormai è consumato. (..). Marino, Se Si Dimette, avrebbe la possibilità di ribaltare il tavolo e di presentarsi agli occhi dell’opinione pubblica come il sindaco che non ci sta, disposto a rinunciare al seggio sicuro pur di poter avviare una nuova stagione di pulizia e di trasparenza nella capitale. Sono io che li mando a casa e non loro che mandano via me: un buon punto di partenza per ricominciare e ripresentarsi alle prossime elezioni con liste pulite e una nuova squadra. Non lo farà, prigioniero della sua ostinazione. A dispetto anche di Renzi che ormai l’ha sfiduciato. Roma va salvata. E’ un interesse nazionale, urgente. Per il premier-segretario c’è una sola strada,se non vuole restare impantanato in questo marasma. I sondaggi, per quel che valgono in attendibilità, registrano impietosi un calo di consensi, abbastanza facile da intuire dopo i voti veri espressi nelle recenti comunali e regionali. Dopo il Renzi 1 e il Renzi 2, ci vuole il Renzi 3, capace di portare a casa la ripresa economica. E’ la grande assente nella discussione pubblica e nella pratica di governo.
Luigi Vicinanza – Editoriale www.lespresso.it – vicinanzal – L’Espresso – 2 luglio 2015 -

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