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giovedì 16 luglio 2015

Lo Sapevate Che: Quanti affari, frau Merkel....



Mentre Atene Riconosce nella coriacea Berlino la sua moderna Sparta, ci sono almeno 250 mila tedeschi stesi sulle spiagge dell’Egeo o in tour nel Peloponneso a nutrire la pelle di creme solari, gli occhi di bellezza, lo spirito di antica sapienza. Nel 2014 furono due milioni e mezzo (più 17 per cento), quest’anno il ritmo delle prenotazioni faceva vaticinare lo spostamento dell’asticella del record a quota tre milioni prima delle disdette: dovute al timore di disagi, non alla fine di un’attrazione fatale. Che si sublima sia nell’amore duraturo degli inguaribili romantici perduti dietro il fascino di un tramonto sul mare tra le colonne doriche, sia nel matrimonio d’interesse di imprenditori teutonici che sulle macerie della Grecia stanno facendo affari. A prezzi di favore si vende un Paese in bancarotta, squali della finanza sono attratti dall’odore del sangue, semplici appassionati del luogo approfittano di case che ad Atene sono arrivate a costare cinquemila euro (esempi limite, certo in periferia e non in buono stato) e di ville sulla costa il cui valore è crollato del 30 per cento. Come nel resto di eurolandia ma qui di più, l crisi fa ricchi i tedeschi. Dall’inizio dell’austerità le aziende di Germania hanno investito direttamente 8,7 miliardi di dollari, naturalmente prime (noi secondi 5,6).(..). Ed è solo la superficie del business. Più strisciante e meno visibile è prtita quella che i più benevoli definiscono “neocolonizzazione”, i più drastici un’occupazione aggiornata ai tempi. non coi soldati ma con gli indici di Borsa. Vassilis Primikiris, 64 anni, membro del comitato centrale di Syriza, non ha dubbi”. Quello che interessa alla cancellieri sono le privatizzazioni”. E si immagina una calata di barbari nella culla della filosofia a raccattare per pochi spiccioli quel che resta di una storia gloriosa. Quel che resta perché i barbari sono già dentro le mura e il loro cavallo di Troia (o di Troika) è l’euro. (..). La macchina da guerra tedesca è perfettamente oliata, nessuna concessione al caso. Del resto non aveva previsto Berlino perfino un “ministro agli affari greci” che suona un po’ offensivo per la dignità nazionale dei nipotini di Aristotele? (..). Si chiedono anche i greci, perché mai hanno dovuto acquistare dai tedeschi due sottomarini per 1,3 miliardi di euro nel 2010 quando erano già sull’orlo del baratro. O perché hanno dovuto dotare l’esercito di terra di 70 carrarmati Leopard nuovi di zecca prodotti dalla Krauss-Maffei-Wegmann (KMW), entrambi contratti con odore di bustarelle. (..). Dimitris Kalakis, forse l’economista più famoso del Paese per i termini robusti e netti che usa nelle trasmissioni televisive dove viene invitato a furor di audience, è sicuro che ci sia in atto un piano preciso di Berlino per impadronirsi della Grecia. Kasakis propugna il ritorno ad una moneta nazionale e argomenta: “Qualcuno mi deve spiegare come mai il nostro debito pubblico nel 2001 era esattamente la metà di quello registrato sette anni dopo. Sette anni di quro per raddoppiare e ditemi voi allora se responsabile non è la moneta”.(..). Per noi mediterranei i diritti umani vengono prima di qualunque calcolo utilitaristico; loro invece, essendo calvinisti, hanno una scala opposta di valori. Il che non impedisce ai tedeschi di essere profondamente affascinati dalla cultura greca. E qui Kasakis esagera: “Vero, hanno una doppia anima. Mi ricordano quegli ufficiali tedeschi che piangevano ammirando l’Acropoli e un minuto dopo si asciugavano le lacrime e sparavano in testa a un bambino”. Metafora estrema ed eccessiva, ma che molti ad Atene potrebbero sottoscrivere. Così come l’altra considerazione del professore: “Zeus, nelle sembianze di un toro, rapì Europa e la portò sulla spiaggia di Creta per possederla”. Ecco: a Creta, non nel mare del Nord. Dunque se esce la Grecia, è l’Europa stessa che saluta gli altri Paesi. Non viceversa.  
Gigi Riva – L’Espresso – 16 luglio 2015

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