Che Strana Bestia, questo referendum. Deciderà le sorti della
Legislatura, il destino politico di Renzi, l’architettura delle nostre
istituzioni nei decenni a venire, ma non ha ancora deciso su se stesso. Perché
ha tre facce, tre dimensioni che si sovrappongono e s’oscurano a vicenda: un
piano politico, un piano costituzionale, un piano istituzionale nel senso più
lato, il senso stesso della democrazia. Gli Effetti Politici, anzitutto. Renzi ha già detto che
se la sua riforma più importante verrà scomunicata dagli italiani, lui prenderà
cappello, chiuderà lì la sua avventura. Trasformando quindi il referendum in un
voto di fiducia sul governo, anzi sul governatore. Ha fatto bene? No, ha
commesso un errore di grammatica. In primo luogo perché la sua minaccia
potrebbe venire interpretata dagli elettori come una promessa, spingendo chi
detesta il nostro Premier a votare contro al solo scopo di disfarsene.
Risultato: dopo aver rottamato l’universo mondo, con questa strategia rottamerà
se stesso. In secondo luogo – e soprattutto – perché le questioni
costituzionali si dispongono si in territorio diverso e separato rispetto alle
terre su cui detta legge ogni esecutivo. Nel 1947, negli Stati Uniti,
socialisti e comunisti vennero estromessi dalla coalizione di governo, segnando
la fine dell’unità resistenziale e l’avvio della lunga stagione del centrismo.
Una tempesta politica, ma non ne arrivò neanche uno spiffero tra i banchi
dell’Assemblea costituente. Che infatti approvò all’unisono la Carta
repubblicana, da Togliatti a De Gasperi, da Einaudi a Nenni. (..). E C’E’ Il Secondo piano di lettura di questo referendum, l’unico davvero rilevante. Perché
attiene al merito della riforma, alle sue soluzioni tecniche, alle finalità che
la pervadono. Le relazioni fra i poteri dello Stato diventeranno più semplici o
più complicate? Perderemo garanti e garanzie in nome della stabilità
governativa? C’è insomma il rischio di un’evoluzione autoritaria del nostro
sistema? Di ciò dovremo discutere in dettaglio nei prossimi mesi. Non di Renzi,
che a occhio e croce non ha la stoffa del tiranno. Però ogni Costituzione
sopravvive agli uomini che l’hanno generata, non è un abito cucito sul loro
corpaccione. E dopo Matteo può arrivare Benito. (..). Ma Allora Come Oggi, rispondendo a un quesito
enciclopedico, che investe bicameralismo e federalismo, Cnel e Senato, leggi
popolari e decreti del governo. E se tu vuoi separare il loglio dal grano? Non
puoi: o un “sì” o un “no” in blocco, prendere o lasciare. Questo referendum ci
confisca il diritto di scegliere fra i suoi diversi petali, ma la colpa non è
dei costituenti: l’articolo 138 venne concepito per interventi singoli,
chirurgici, puntuali. D’ora in avanti, sarà bene ricordarsene.
Michele Ainis – Legge e libertà www.lespresso.it – L’Espresso - 4 febbraio - 2016
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