Uno dei “gufi” più ricchi del Pianeta,
il professor George Soros, sostiene del tutto in controtendenza che l’economia
mondiale si sta avvitando verso un’altra recessione come quella del 2008. Da quando
il miliardario e speculatore ungherese ha cominciato a dirlo, la borsa di
Milano, per fare un esempio, ha perso in due mesi un quarto del proprio valore.
Ne consegue che o Soros è un formidabile jettatore, per quanto in proprio
fortunatissimo, oppure bisogna prendere sul serio le sue previsioni. Proviamo
a considerare l’ipotesi più scomoda. Le
ragioni che spingono Soros a prevedere una nuova recessione globale, al
contrario di quasi tutti gli altri analisti, sono varie e complesse e non
facilmente comprensibili a chi non è esperto di economia. A cominciare dalla
principale, la crisi della locomotiva globale cinese, fondata su un anomalo
capitalismo di Stato che si fonda sullo sfruttamento selvaggio della manodopera,
il più straordinario paradosso fra i tanti del socialismo reale. Soros poi
elenca un’altra mezza dozzina di fattori, dal rischio di recessione americana,
dopo il doping di un massiccio intervento pubblico nell’era di Obama, fino alla
fragilità del sistema bancario, per finire con la crisi dell’Europa. A voler
essere un po’ più a sinistra di George Soros, cosa che non è difficile,
bisognerebbe aggiungere che viviamo in un mondo dove ogni anno i ricchi
diventano più ricchi e i poveri sempre più poveri. Non si capisce allora da
quale basi di massa dovrebbe ripartire il consumo e quindi il rilancio della
produzione. Per chi ha passato la vita a scrivere e a leggere i giornali,
immerso nel flusso dell’informazione, c’è poi un altro sintomo di crisi
incombente, che certo Soros non giudicherebbe degno di analisi, ed è
l’ottimismo dei media. Nel bel film La
grande scommessa di Adam McKay, e soprattutto nel libro da cui è tratto (The Big Short), l’inchiesta
giornalistica di Michael Lewis, colpisce come il crollo del 2008 sia arrivato
dopo una stagione di straordinaria Euforia mediatica. La stessa che respiriamo
da un paio d’anni circa le magnifiche sorti e progressive dell’immancabile
ripresa economica. Un vecchio broker di Piazza Affari m diceva allora che
quando tutti gridano al miracolo economico è arrivato il momento di consigliare
ai clienti di vendere tutto, perché significa che la bolla sta per esplodere.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 12
febbraio 2016 -
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