Etichette

sabato 20 febbraio 2016

Lo Sapevate Che: Elite d'Europa senza bussola...



Popolo E Elite, mai così distanti. Nell’Europa in cerca d’identità il solco scavato tra governati e governanti non ha precedenti dagli anni della fine della Seconda guerra mondiale. Un contagio politico senza confini, dalla Francia all’Italia, dalla Spagna alla Grecia, dall’Est ex comunista fino alla Germania sempre più al centro di una mappa geografica slabbrata. I partiti storici della ricostruzione post-bellica, i cattolici popolari e i socialisti democratici, si stanno rivelando culturalmente disarmati nel fronteggiare una complessità di processi sociali impressionante:: la recessione perdurante, l’impoverimento dei ceti medi, l’immigrazione disperata, le tensioni etniche, la paura del fanatismo islamico. Una concentrazione di fattori critici che di fatto chiude un’epoca durata settant’anni durante i quali le sorti magnifiche e progressive del Vecchio Continente ci hanno assicurato sviluppo ì, benessere, welfare e cooperazione, almeno per noi nati al dì qua della cortina di ferro. La Generazione dei baby boeme- la mia generazione – è scrsciuta con la convinzione che democrazia e pace fossero valori acquisiti per sempre in Europa, ancor più con il consolidarsi delle istituzioni comunitarie e l’introduzione della valuta sovranazionale. Amara illusione. La casa comune si sta sgretolando sotto il peso della leggerezza delle risposte fornite ai drammi di questi mesi, di questi anni sia dai singoli Sati che dall’insieme dell’Unione europea. (..). In uno scenario europeo di incertezze e difficoltà “ il vento dell’antipolitica soffia sempre più forte. Le masse per secoli sottomesse al potere delle élite, poi faticosamente integrate attraverso i partiti, oggi – scrive il politologo Mauro Calise nel suo “La democrazia del leader” – si ribellano a un sistema da cui si sentono sempre meno rappresentate e protette. In bilico tra le antiche identità nazionali e le paure delle sfide globali. Chiedono al leader di turno molto più di quanto potrà fare”. (..). Zygmunt Bauman, nell’intervista del nostro Alessandro Gilioli (..), esprime preoccupazione per possibili risposte autoritarie. Salvare l’Europa dunque per salvare le nostre fragili istituzioni democratiche. Ma come? E’ il cuore del problema, ma nessuno dei leader nazionali sembra avere la forza di intraprendere un’iniziativa politica capace di riavvicinare governanti e governati. Il nostro Matteo Renzi ha ipotizzato primarie su scala continentale per selezionare il prossimo presidente della Commissione europea, carica oggi ricoperta dal Lussemburghese Jean Claude Juncker. Proposta caduta nel vuoto. (..). A Roma Martedì 9 Febbraio si sono riuniti i ministri degli Esteri dei sei paesi fondatori (Francia, Germania, Italia, Belgio, Olanda e Lussemburgo). C’è poco tempo da perdere. Occorrono politiche fiscali comuni (al tema dell’evasione, non solo cole male italiano, (..). Ma solo dando risposte adeguate ai problemi del nostro tempo le élite Europee si confermeranno classe dirigente legittimata dal consenso. In alternativa ci sono oligarchie autoritarie o populismi sfrenati.
Luigi Vicinanza – www.lespresso.it @vicinanzal – L’Espresso – 18 febbraio 2016 -

Nessun commento:

Posta un commento