Alla Fine, l’Italietta che scalcia a Bruxelles chiedendo
benevolenza per l’immane debito pubblico e la scarsa crescita deve apparire
all’Internazionale del dio denaro come un paese di Bengodi. Ricco, liquido e spregiudicato.
Sul quale, per esempio, si avventano i funzionari del Credit Suisse, abili
facilitatori a disposizione dell’evasore. Che storia. In verità mi sarei
aspettato più clamore intorno all’inchiesta di Paolo Biondani (“l’Espresso”
n.7), non solo su giornali e tv: almeno un interrogatorio parlamentare, un
sapido tweet di Grillo, un accenno di indignazione, e che diamine! (..). Eppure Quest’Ultima impresa batte tutti, se non altro per faccia tosta. Dunque, come avrete
letto, la banca svizzera si era organizzata bene, con la massima riservatezza
(svizzeri, gente seria), riciclava all’estera soldi degli italiani: tredicimila
evasori, per un totale calcolato dalla Guardia di Finanza e dalla Procura di
Milano in 14 miliardi di euro. Volati via. Tre volte il gettito. Tasi di un
anno, un punto di prodotto interno lordo per il quale si sudano sette camicie,
più o meno, tradotta in soldoni la flessibilità di bilancio per la quale Matteo
Renzi ha dichiarato guerra ad Angela Merkel e a Jean-Claude Juncker.(..). Confermato
dai fatti: lo Stato dovrebbe incassare 1058 miliardi, un malloppo pari alla
metà dell’intero debito pubblico, al quale ne vanno però sottratti 217 per
decisione di giudici e tribunali; altri 308 sono praticamente inesigibili
perché intestati a contribuenti deceduti o a nullatenenti o a imprese fallite.
Amen. Ottantuno, se Dio vuole, sono già
in cassa, per gli altri bisogna fare i conti con lunghe rateizzazioni, norme
ipergarantiste e nuove leggi salva evasore. Così, sottraendo sottraendo, si
arriva ad appena 51 miliardi recuperabili davvero. Che rabbia. (..). Vincenzo
Visco, convinto ancora oggi che con pochi interventi decisi, mirati e
continuati si potrebbero recuperare una sessantina di miliardi, nei suoi cinque
anni da ministro delle Finanze si vide affibbiare il cordiale soprannome di
Dracula. (..). La Confusione è alimentata da una babele di cifre.
Ogni anno la Finanza dà conto del suo prezioso lavoro di accertamento, ma poi
il sipario cala sulla somma realmente incassata. E poi, a quanto ammonta
l’evasione? 122 miliardi l’anno, ha detto il presidente Mattarella citando un
rapporto della Confindustria; 180, correggono altri centri studi; 90, ha
ridimensionato Massimo Romano (..). Tanta vaghezza fa il paio con la serena
certezza che sia davvero difficile essere beccati: a fronte di 650mila conti
bancari, i controlli sono appena 20mila; in media, un contribuente rischia una
verifica ogni 23 anni, un professionista ogni cinquanta. Un porto franco. Per
ora, il governo preferisce agire sottotraccia puntando tutto su una maggiore
informatizzazione del sistema. Per i risultati, dunque, ci vorrà tempo. Forse,
però, occorrerebbero, anche atti esemplari. Da rendere pubblici: una sanzione,
una multa, la notizia del pagamento preteso e incassato no dall’amministrazione.
Magari con il nome, il cognome e la città di residenza dell’evasore. Forse si
indigneranno i puristi del garantismo, ma si fa così anche nella Germania di
Angela Merkel e nella Gran Bretagna di David Cameron. Vampiri anche loro?
Bruno Manfellotto – Questa settimana www.lespresso.it – L’espresso – 25 febbraio
2016 -
Quando i poteri forti, di cui fanno parte anche i ricchi, decidono nel nostro paese , anche , il governo , finanziando un certo modello di politica , si capisce benissimo il perchè di tanta evasione fiscale e della complicità dei governi succeduti fino ad oggi , compreso il governo renzu...sconi !
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