Con il completamento della mappatura
del genoma umano nel 2003 la comunità scientifica riteneva di aver scoperto
quasi tutto sugli elementi costitutivi del corpo umano. Invece un’intera
generazione di biologi molecolari ora è convinta che non solo nell’universo, m
nche nel nostro organismo, ci sia della “materia oscura”. Si tratterebbe di una
grande quantità di proteine mai scoperte e addette a funzioni vitali
fondamentali. Il biologo australiano Seàn O’ Donoghue, della Commonwealth
Scientific and Industrial Research Organisation di Sidney le chiama, appunto
“proteine oscure”. In uno studio appena pubblicato su Pnas annuncia di lavorare a una loro banca dati provvisoria, sulla
scorta delle prime conoscenze acquisite. Veri e propri mattoni della materia
vivente, le proteine sono macromolecole costituite da una o più catene di
amminoacidi. Tra le loro funzioni principali c’è la regolazione delle reazioni
metaboliche, la replicazione del Dna, la comunicazione tra le cellule e il trasporto
di molecole. Le proteine sono state riconosciute come una classe distinta di
molecole biologiche alla fine del’700 dal chimico francese Antoine Fourcroy. La
prima descrizione del loro funzionamento è del chimico olandese Gerardus Mulder
e del collega svedese Jons Berzelius nel 1838. La prima proteina ad essere
stata sequenziata è stata l’insulina,
nel !949. La prima struttura completa scoperta è l’emoglobina, nel 1958. Spiega
O’Donoghue: “Nella nostra ricerca delle proteine oscure partiamo del Dna perché
i geni contengo le istruzioni per la costruzione di proteine. Da una sequenza
di Dna ricaviamo quelle sequenze ai amminoacidi che sono la chiave per accedere
alle proteine oscure”. Le prime scoperte hanno già un nome? “No, perché non
conosciamo ancora la loro struttura né le loro funzioni. Quello che sappiamo è
che le proteine oscure non sono elementi rari, né esotici, ma costituiscono una
parte essenziale del proteoma completo dell’organismo, cioè l’insieme delle proteine
di tutte le cellule” dice O’Donoghue. Intanto anche Peter Wright, direttore
dello Scripps Research Institute in California, un centro biomedico
all’avanguardia nella ricerca molecolare, ha avviato il progetto Human Dark
Proteome Initiative, con lo scopo di far luce sulla struttura tridimensionale
di queste misteriose proteine. Riteniamo che siano essenziali per almeno due
funzioni vitali: la comunicazione tra cellule e il funzionamento del sistema
immunitario” dice il direttore del Max Planck Institut per la biochimica di
Monaco Matthias Mann. Quante ne potrebbero esistere? Risponde O’Donoghue:
“Forse milioni. A noi basterà intanto far luce sulle prime mille”.
Simona Porrovecchio – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 29
gennaio 2016
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