“Sono sempre di più i bambini che non
sanno su quali tombe andare a piangere i propri genitori” urla dal palco un
signore con occhiali scuri e papillon. Lì, su quel lugubre e iettatorio incipit urlato a squarciagola, anche il
più fervente nemico del ddl Cirinnà per un momento ha esitato nel battere le
mani. Almeno voglio pensarla così, anche se al Family Day si applaude tutto, si
canta tutto e si fa finta di credere davvero che si sia in due milioni quando
basterebbe dire “siamo tanti” e nessuno avrebbe di che obiettare. Il Circo
Massimo, nel giorno in cui si celebra la famiglia “tradizionale” (qualsiasi
cosa voglia dire), se non è pieno ci va vicino. L’età media è bassa. tenendo
conto che ci sono i gemelli Giovanardi Formigoni, Gasparri, Maroni, Toti,
Binetti, Meloni (per citare un po’ di adulti a caso) e tanti, tantissimi
bambini, che corrono e piangono e mangiano e giocano proprio come farebbero in
un qualsiasi parco. Sono loro i protagonisti dell’evento. E’ di loro che si
parla ovunque. E’ qui che i politici annunciano gravidanze. In ogni volantino,
in ogni spot sul maxischermo, in ogni discorso pronunciato dal palco (con tanto
di ragazzino nero preso in braccio da uno dei promotori per fargli urlare “coraggio
Italia”), tutto viene fatto, detto e declamato a difesa dei bambini. Che
qualcuno li immagini alla disperata ricerca della tomba di un genitore è solo
una delle tante sfumature. Qui si parla in loro vece, se ne interpreta la volontà,
se ne conoscono aspirazioni, natura e prospettive, e tanta è l’immedesimazione
nella parte, che chi prende la parola assume spesso la tipica cadenza a
filastrocca che hanno i grandi quando parlano con i piccoli, generando la
comica percezione di far parte di una platea di persone tutte sotto i dieci
anni. Non è dato sapere quanto i bambini presenti (altresì detti “creaturine”
in qualche intervento), abbiano contentezza di quanto sta avvenendo. Non è
azzardato pensare che tra le voci che si susseguono dall’autoparlante, quella
degli annunci delle persone che si sono perse i figli, altri familiari e
aspettano un ricongiungimento nei pressi del palco, sia quella che lì colpisce
di più. I diritti che nell’Europa a noi più vicina sono dati per scontati, qui
si cerca di negarli per i diritti dei bambini. Che tra qualche anno saranno
adulti. E potrebbero chiedere conto a mamma e papà di quel giorno al Circo
Massimo.
Diego Bianchi – Il Sogno di Zoro – Il Venerdì di Repubblica –
12 febbraio 2016
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