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giovedì 18 febbraio 2016

Lo Sapevate Che: Al Family Day, dove corrono i bambini e i politici annunciano gravidanze...



“Sono sempre di più i bambini che non sanno su quali tombe andare a piangere i propri genitori” urla dal palco un signore con occhiali scuri e papillon. Lì, su quel lugubre e iettatorio incipit urlato a squarciagola, anche il più fervente nemico del ddl Cirinnà per un momento ha esitato nel battere le mani. Almeno voglio pensarla così, anche se al Family Day si applaude tutto, si canta tutto e si fa finta di credere davvero che si sia in due milioni quando basterebbe dire “siamo tanti” e nessuno avrebbe di che obiettare. Il Circo Massimo, nel giorno in cui si celebra la famiglia “tradizionale” (qualsiasi cosa voglia dire), se non è pieno ci va vicino. L’età media è bassa. tenendo conto che ci sono i gemelli Giovanardi Formigoni, Gasparri, Maroni, Toti, Binetti, Meloni (per citare un po’ di adulti a caso) e tanti, tantissimi bambini, che corrono e piangono e mangiano e giocano proprio come farebbero in un qualsiasi parco. Sono loro i protagonisti dell’evento. E’ di loro che si parla ovunque. E’ qui che i politici annunciano gravidanze. In ogni volantino, in ogni spot sul maxischermo, in ogni discorso pronunciato dal palco (con tanto di ragazzino nero preso in braccio da uno dei promotori per fargli urlare “coraggio Italia”), tutto viene fatto, detto e declamato a difesa dei bambini. Che qualcuno li immagini alla disperata ricerca della tomba di un genitore è solo una delle tante sfumature. Qui si parla in loro vece, se ne interpreta la volontà, se ne conoscono aspirazioni, natura e prospettive, e tanta è l’immedesimazione nella parte, che chi prende la parola assume spesso la tipica cadenza a filastrocca che hanno i grandi quando parlano con i piccoli, generando la comica percezione di far parte di una platea di persone tutte sotto i dieci anni. Non è dato sapere quanto i bambini presenti (altresì detti “creaturine” in qualche intervento), abbiano contentezza di quanto sta avvenendo. Non è azzardato pensare che tra le voci che si susseguono dall’autoparlante, quella degli annunci delle persone che si sono perse i figli, altri familiari e aspettano un ricongiungimento nei pressi del palco, sia quella che lì colpisce di più. I diritti che nell’Europa a noi più vicina sono dati per scontati, qui si cerca di negarli per i diritti dei bambini. Che tra qualche anno saranno adulti. E potrebbero chiedere conto a mamma e papà di quel giorno al Circo Massimo.
Diego Bianchi – Il Sogno di Zoro – Il Venerdì di Repubblica – 12 febbraio 2016 

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