La Cura Del Diabete si veste di made in Italy con due
novità tecnologiche in uscita a febbraio. La notizia riguarda più di tre
milioni e mezzo di pazienti, il 6 per cento della popolazione, ai quali
potrebbe aggiungersi un altro 1,5 per cento che rappresenta il dato sommerso e
non sa ancora di essere malato. I numeri sono in crescita soprattutto perché
alla forma di tipo 1, detta anche “giovanile” e con una proporzione di 1 su 15
del panorama complessivo, si affianca quella più ricorrente di tipo 2,
comunemente “alimentare”, che si manifesta in età adulta e nella maggior parte
dei casi è condiziona dallo stile di vita. L’innovazione più importante in
questo campo si chiama Abasaglar, il primo biosimilare di insulina glargine approvata
in Europa. Si tratta di insulina basale per il tipo 1 e per gli 800 mila
pazienti di tipo 2 che hanno bisogno di passare alle iniezioni. E’ una penna
ère-riempita, che il diabetico può dosare una volta al giorno secondo le
esigenze, e viene distribuita con una guida educazionale, un diario glicemico,
una card identificativa, l’accesso a video esplicativi su piattaforma Web e un
numero di call center attivo ogni giorno dalle 8,30 alle 21,30. “Oltre al
cosiddetto device intuitivo e alle indicazioni per migliorare il rapporto con
la malattia, la novità assoluta è rappresentata dal fatto che parliamo di un
biosimilare”, spiega Giorgio Sesti, professore ordinario di Medicina Interna
all’Università Magna Graecia di Catanzaro. Che si sofferma anche sulla ricaduta
positiva per il sistema sanitario nazionale: “In termini concreti vuol dire
costi inferiori per la terapia insulinica e quindi possibilità di investire i
fondo risparmiati sull’accesso ad altri farmaci innovativi. La semplicità di
utilizzo, invece, facilita la vita dei pazienti di tipo 1 già abituati alle
iniezioni e aiuta quelli di tipo 2 che soffrono particolarmente il passaggio
all’insulina, e per questo spesso lo ritardano”. La mancata aderenza alle
prescrizioni mediche è infatti un problema assai vivo tra chi soffre del tipo2,
tanto da comprendere una forbice che va dal30al 60 per cento dei casi e
irrobustire così un’aspettativa di vita di 5-10 anni inferiore alla media. E’
in questa analisi che si inserisce il secondo nuovo trattamento chiamato Dulaglutide,
che, come Abasaglar, è prodotto da Eli Lilly negli stabilimenti di Sesto
Fiorentino insieme alla Boehringer Ingelheim. Lo scorso anno, la rivista
internazionale “Diabetes, Obesity and Metabolism” sosteneva che i diabetici lo
preferissero anche alle pillole. “Questo farmaco ha un’efficacia notevole”,
dice Francesco Giogino, ordinario di endocrinologia e Malattie metaboliche
all’Università di Bari, a capo dell’équipe che ha scoperto nella proteina “p66shc” un nuovo meccanismo responsabile della
morte delle cellule che producono insulina, favorendo così la comparsa del
diabete “alimentare”. “Dulaglutide è
utile ai pazienti di tipo 2 che devono
abbandonare la terapia orale o
come sostegno all’insulina. Trattandosi di una penna settimanale, monodose,
pre-riempita e facilissima da usare con soli tre passaggi, scavalca il timore
delle iniezioni anche grazie a un piccolo ago retrattile. Alcune indagini
mostrano che agisce prima rispetto agli altri prodotti in mono-somministrazione
settimanale, con un effetto massimo sulla glicemia già dopo la seconda dose.
Senza considerare che minimizza il rischio di pericolose ipoglicemie ed è,
contrariamente ad altri, addirittura un alleato nella perdita ti peso”.
Emanuele Tirelli – Cure hi-tech – L’Espresso – 18 febbraio
2016 -
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