Dopo Una Felice vita di coppia in orbita uno intorno
all’altro, un miliardo e trecento milioni di anni fa, due grossi buchi neri
cadono uno sull’altro. Si fondono in un unico buco nero, con una massa un po’
minore della somma dei genitori. La differenza, almeno tre masse solari, va
tutta in energia, secondo la famosa equazione di Einstein, E=mc2. Una energia
spaventosa, più di quella di tutte le stelle dell’Universo. Sempre per obbedire
a Einstein, questa energia si trasforma in onde gravitazionali che, dopo il
lungo viaggio attraverso un miliardo e trecento milioni di anni luce, il 15
settembre 2015 fanno vibrare i due rivelatori Ligo negli Usa. Una scoperta
commentata da molti ormai. (..). L’Eso, l’organizzazione europea per l’astronomia,
si sta attrezzando: parte la costruzione del telescopio più grande del mondo,
lo Elt, con un diametro di quasi 40 m. Sarà pronto su una montagna di 3.000
metri, nel deserto di Atacama, in Cile. Un telescopio così grande richiede (più
alto del Duomo di Milano) alle strutture, alle ottiche, a nuovi rivelatori con
relativa elettronica e software, e molto altro. Se lo costruiamo bene, Elt sarà
capace di portarci, tra meno di dieci anni, proprio nella nuova dimensione
astronomica necessaria per capire come nascono le onde gravitazionali. La bella
notizia è che Eso ha appena individuato il consorzio industriale per la
costruzione di Elt, ed è a guida italiana. Oltre ai giganti della industria di
infrastrutture, come Cimolai e Astaldi, l’Italia schiera, tra l’altro, una pmi
specialista nel campo, la Eie di Venezia-Mestre. La Eie fa telescopi da
decenni, anche per Eso in Cile, e la loro esperienza sarà essenziale per quello
più grande del mondo. Oltre alla costruzione, un’altra sfida per la nuova
generazione di telescopi Eso è quella di fornire loro sufficiente energia senza
disturbare l’ambiente, specie quello selvaggio e incontaminato del deserto di
Atacama in Cile. Anche qui, ottimo colpo appena piazzato dall’Italia, con gli
specialisti di innovazione e sostenibilità di Enel Green Power. Egp costruirà
un impianto innovativo di un altro Osservatorio dell’Eso, quello di La Silla,
sempre nel deserto di Atacama. Qui si è trattato di trovare soluzioni
intelligenti, per evitare ogni contaminazione. Unico alleato: il sole del
deserto, che suggerisce l’uso più efficiente possibile del fotovoltaico. Il nuovo impianto Egp di La Silla utilizzerà
pannelli di ultima generazione, con moduli bifacciali e moduli “smart”. I
moduli smart contengono un microchip che ottimizza la produzione di ogni
pannello, fornendo più energia. I moduli bifacciali, come dice il nome,
catturano l’energia solare da entrambi i lati, a differenza di quelli
tradizionali che invece prendono energia solo da un lato. Insieme, l’utilizzo
dei nuovi pannelli aumenta la potenza generata del 10 per cento rispetto a un
tradizionale impianto fotovoltaico della stessa taglia, e scusate se è poco. Si
vede anche qui la ricaduta tecnologica delle sfide poste dall’astronomia del
futuro, che dovrà essere smart anche nella generazione di energia. Grazie a un
cospicuo investimento di Egp, Eso avrà il primo impianto fotovoltaico smart:
gli astronomi potranno contare su zero inquinamento per avere cieli sempre più
puliti nella loro caccia ai mostri nascosti nell’Universo. *astrofisica, Accademia dei Lincei
Giovanni Bignami * - Astronomia – L’Espresso – 25 febbraio
2016 -
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