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sabato 27 febbraio 2016

Lo Sapevate Che: Bambini come topi Roma come Bucarest...



Quando A Fine Anni Settanta Christiane F. pubblicò il suo libro “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino” (dove Zoo è il nome della stazione ferroviaria) lo stupore fu un sentimento forte  almeno quanto la commozione. C’erano dunque minorenni che si vendevano, per procurarsi l’eroina, la droga del disagio nel già opulento Occidente. E c’erano adulti che ne approfittavano per sfruttarli sessualmente. In un ideale giro d’Europa su rotaia, negli anni Novanta, il testimone passò a Bucarest, alla Romania del dopo Ceausescu. La “Gara de Nord”, la stazione, era il terreno di caccia per pedofili provenienti da ogni dove, richiamati dal sesso facile, impunito e a basso costo che offrivano bambini orfani del comunismo e di famiglie che se ne sbarazzavano perché non in grado di mantenerli nella nuova stagione del liberismo spinto dopo quella di un welfare straccione ma pur sempre welfare. Le autorità vedevano e tacevano: non potevano ammettere il precoce fallimento sociale del governo che aveva sostituito la dittatura. Fu Grazie A Miloud Oukili, un clown franco-algerino capitato per caso in Romania, che lo scandalo venne alla luce. Letteralmente. Scoprì che quegli adolescenti, talvolta persino bambini, maschi e femmine, vivevano nelle fogne della capitale. Si vendevano per non morire di fame, e poi dalle botole attorno alla stazione si inabissavano nelle viscere del sottosuolo. Sniffavano colla (l’Aurolac) per stordirsi e avevano creato una comunità delle tenebre con regole da branco. (..). Ma Le Convulsioni di un pianeta ribollente scaricano adesso su Roma i derelitti e gli esclusi. Nel tour d’Europa su rotaia è la stazione Termini l’epicentro dell’orrore, più simile alla Romania che alla Germania. E’ qui accorrono i pedofili (..) attratti dal tam-tam che segnala il nostro Paese come luogo possibile dove esercitare la loro depravazione. E’ qui che fanciulli espulsi dalle loro terre per guerra e carestie si inventano la vita nei cunicoli e sotto gli alberi. Confusi tra viaggiatori distratti e pellegrini arrivati in treno per il Giubileo di Francesco. Il prefetto Gabrielli promette adesso (..) una vigilanza nell’area ridotta a girone dantesco “sei giorni su sette, da mattina a sera”. Perché non sette giorni su sette e anche di notte, se non riposa mai il bisogno delle migliaia di minori arrivati da noi senza famiglia e scomparsi dai radar del pubblico controllo? “Sono partito dall’Egitto e ho trovato l’Egitto”, ha commentato uno di loro. E nella frase innocente c’è il nostro sprofondare, la deriva della nostra capitale verso il sud del Mediterraneo. Lontano  da quell’Europa a cui vorremmo assomigliare. C’è solo da sperare che, svelato lo scandalo, non si abbia bisogno di eroi, ma sappia trovare nelle sue istituzioni la forza, il coraggio e l’impegno civile per non voltare la faccia davanti allo specchio del nostro fallimento.
Gigi Riva –Senza frontiere www.lespresso.itg.riva@espressoedit.it  - 25 febbraio 2016

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