Guidare un camion per ore; lavorare su
un ponteggio in equilibrio precario; fare i turni di notte in ospedale; avere a
che fare con una classe di studenti. Sono solo
alcuni esempi di lavori che, benché faticosi, non sono riconosciuti
dallo Stato come usuranti e che, per tanto, non danno il diritto ad andare in
pensione con qualche anno di anticipo (62 invece che 65 anni) rispetto ai chi
fa più tranquilli lavori. Il tema dei criteri di ammissione alla pensione
anticipata è stato riaperto poche settimane fa dalla petizione presentata al
Senato dell’associazione per l’autotrasporto Trasportounito che chiede che il
lavoro dei camionisti sia inserito nella lista di quelli considerati usuranti, dal momento che prevede lunghe
ore di lavoro da immobili e in condizioni di continuo stress. Quello dei
camionisti però non è il solo lavoro che pur essendo faticoso per il fisico e
per la mene non compare nella lista di quelli che l’Inps considera usuranti. Non a caso i sindacati, da
tempo, chiedono a gran voce che si rimetta mano ai criteri di valutazione delle
mansioni e si estenda la gamma dei lavori che consentono il pensionamento
anticipato. “Ad oggi” spiega Aldo Buriani, responsabile salute e sicurezza
della Cgil di Milano “nella categoria ricadono sole suo alcune specie ben
precise di lavoro, per esempio quello in miniera o in galleria, quelli in
catena di montaggio o ad alte temperature, oppure, nel caso dei trasporti,
quello di auto conducenti di veicoli con più di nove posti. Se invece si parla
di lavoro sui turni, vengono tutelati solo i lavoratori che fanno più di 74
notti l’anno, lasciando fuori tutti gli altri, come gli infermieri che ne fanno
solo 70”. Criteri che, alla luce dell’innalzamento dell’età pensionabile,
risultano troppo ristretti e che rischiano di produrre il paradosso di avere
lavoratori che non possono andare in pensione ma che sno oggettivamente troppo
anziani per svolgere le loro mansioni. Il caso più evidente è quello degli edili
che, secondo l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro sono
esposti “a fattori di rischio biologici, chimici ed ergonomici, nonché a quelli
causati dal rumore e dalla temperatura”. “A 65 anni” continua Buriani “è
impensabile salire a lavorare su un ponteggio, ma soprattutto, ammesso pure di
essere in grado di farlo, è impossibile trovare un costruttore che se ne assume
la responsabilità.
Luciana Grosso – Economie – Il Venerdì di Repubblica – 12
Febbraio 2016 -
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