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giovedì 3 settembre 2015

Lo Sapevate Che: Tagli su tagli alla cultura e poi la polemica scoppia sui direttori dei musei...



Trent’anni fa, quando la Stampa m’inviò al Giro d’Italia, il grande Gian Paolo Ormezzano mi disse: “Ora scoprirai di vivere nel Paese più bello del mondo”. Nulla di più vero. Al ritorno scrissi che si doveva sostituire il servizio militare con un volontariato itinerante di un anno per consentire a tutti i giovani italiani di capire che razza di fortuna gli fosse capitata sotto i piedi. La modesta proposta suscitò una viva ilarità, ma forse non era del tutto scema. Mai come in questi  trent’anni si è rivelata vera la vecchia idea di Ennio Flaiano, secondo la quale di tutte le invasioni straniere dell’Italia, la peggiore è stata quella degli italiani. Ho girato questa estate una delle coste più belle d’Europa, quella ionica da Taranto a Santa Maria di Leuca, ormai devastato da colate di cemento e abbozzi di orribili villette sul mare. Tutto questo accade nella totale indifferenza. Nonostante la ricchezza proverbiale dell’Italia siano il patrimonio artistico e il paesaggio, nella vita pubblica nazionale il tema è inesistente. Politica, sindacati, giornali e tv non ne parlano quasi mai. Le rare volte, accade per polemiche assurde e provinciali, come l’ultima sulla nazionalità dei nominati alla guida dei musei. Come se davvero la questione fosse di stabilire se il direttore degli Uffizi debba essere di Colonia o di Fiesole. Il problema vero, come sa il bravo e volenteroso ministro Dario Franceschini, è che l’Italia da decenni non investe più nel settore, anzi toglie sempre più risorse, al contrario di quanto avviene nel resto d’Europa. Nella convinzione stupida e ignorante che non serva investire in cultura, ma magari in vecchie industrie decotte. In questo modo, dopo aver perso tanti treni della globalizzazione, l’Italia rischia di perdere anche l’ultimo e il più facile e naturale, quello del boom del turismo mondiale, che per l’Europa significa ormai per la metà o quasi turismo culturale. In vent’anni siamo passati dal primo al quinto posto nel mondo  per numero di visitatori e dal secondo al settimo per volume d’affari. Il Pil legato al turismo è solo il quattro per cento del totale, che arriva al dieci con l’indotto, quando potrebbe essere serenamente il doppio e assorbire la metà dei disoccupati. Ma per arrivarci bisogna assumere e investire come fanno Germania, Francia, Gran Bretagna, e invece si licenzia e si taglia. Alla lunga, questa politica miope non reggerà e allora, invece di nominare un tedesco agli Uffizi, forse saremo costretti a vendere gli Uffizi o il Colosseo o Pompei ai gruppi stranieri. E scoprire che magari funzionano meglio.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 28 agosto 2015

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