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mercoledì 9 settembre 2015

Lo Sapevate Che: Nè di qua nè di là: nel nostro indifferentismo c'è il Dna della nazione...



Gli indifferenti. Con il titolo di Alberto Moravia si potrebbe descrivere buona parte della nostra storia. La maggioranza degli italiani non è stata né fascista e, dopo, né di destra né di sinistra. In molte aree del Paese controllate dalla criminalità organizzata, la gente non è né con la mafia né con l’antimafia. Il berlusconismo, che aveva ben colto questo indifferentismo nazionale, si proponeva di pacificare la storia italiana invitando a comprendere anche le ragioni e gli ideali dei “ragazzi di Salò”, anche se non erano ragazzi e fra gli ideali annoveravano lo sterminio degli ebrei. Mettere una pietra, anzi due uguali, sul passato non serve però a capire la propria storia. Cos’è stato il berlusconismo? Non un fascismo, certo, ma un parente del fascismo. Un fermo immagine di vent’anni, mentre il resto del mondo correva. L’Italia ha questa tendenza, nei periodi di grandi mutamenti, a rinchiudersi in regimi autarchici e reazionari. Fu così al principio e poi alla fine del secolo breve. Con il crollo dei muri, la fine della Prima Repubblica e i processi di globalizzazione, l’Italia degli anni Novanta avrebbe potuto e dovuto voltare pagina e affrontare con onestà i problemi di sempre, la corruzione e il clientelismo politico e il familismo, le mafie, l’evasione fiscale e il ritardo culturale rispetto alle altre grandi potenze industriali. Ci sarebbe voluta una vera opera di modernizzazione, grandi investimenti in ricerca e istruzione, un piano industriale capace di dare una nuova missione all’Italia nel mondo. Al contrario, il Paese è regredito in una dimensione provinciale inseguendo un pifferaio, considerato come un clown oltre frontiera, che prometteva ridicole riedizioni del boom anni Cinquanta e tanti alberi degli zecchini d’oro per tutti. E intanto selezionava ovunque, al governo nazionale e locale, nei media come nell’industria di Stato, una classe dirigente di servi furbi e corrotti e impuniti. Oppure al massimo di cerchiobottisti mediocri e finto indipendenti, emarginando capaci e onesti perché indipendenti davvero. Il berlusconismo è stata l’ideologia del declino, morale, civile, culturale e infine economico; ne ha accompagnato e accelerato il corso, lasciando un conto pesantissimo da pagare alle nuove generazioni. Mettere sullo stesso piano questa catastrofe e le minoranze che hanno tentato di opporsi, il meglio della cultura democratica di sinistra e di destra, non è serio ma è popolare. Perché ancora una volta la maggioranza non è stata né berlusconiana né (tantomeno: costava) antiberlusconiana. Ha solo lasciato che il peggio accadesse, per poi magari lamentarsi che sono tutti uguali, come sempre, fascisti e partigiani, mafiosi e antimafiosi, guardie e ladri, liberi e servi. Uguali a chi?
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 4 settembre 2015

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