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giovedì 8 novembre 2012

Lo Sapevate Che: La Povertà Che Ritorna......


Eccola La Povertà Che Ritorna.
Ma Oggi E’ Peggio Del Passato

Gentile Serra, in questa mostruosa crisi che ci sta divorando la vita, c’è una categoria di attività in controtendenza. Sono spuntati come funghi i negozi che acquistano oro usato. Ci si priva delle cose più care, più intime, ricordi intrisi di amore e sentimento, come estremo e molto spesso inutile tentativo di sottrarsi a una fine tragica. Come i banchi dei pegni, i banchi dell’euro sono l’approdo di angoscia, affanno, sofferenza.
Non scopro nulla, questo mondo è sempre esistito. Di nuovo c’è la dimensione del fenomeno e, diciamo così, anche l’aspetto qualitativo. Sì perché, per la prima volta, in un manifesto pubblicitario che ho osservato con attenzione, è caduta l’ultima difesa del rispetto della persona e delle sue tribolazioni. Alle persone disperatamente intente a grattare il fondo della pentola si ricorda che il loro prezioso oro non è solo nei cassetti, ma anche in bocca. Sì, avete letto bene in bocca. Il messaggio testuale è questo: si ritira anche oro dentale.
Mario Ponti

Caro Mario, appartengo a quella fortunata generazione –quella degli occidentali nati dopo la guerra – che ha potuto dimenticare che cos’è la povertà. La povertà, nella nostra esperienza, era un fenomeno estremo e tutto sommato marginale, non riguardante il grosso del corpo sociale, arrivava a scalfirlo ma non più a permearlo a fondo. Con questa crisi l’impressione è che la povertà abbia ripreso il fiato al punto da penetrare capillarmente, e strutturalmente, la vita sociale italiana. Certo non è più la povertà antica, la fame, il freddo, la totale soggezione al bisogno (anche se aumentano a dismisura le code davanti agli ostelli che danno da mangiare agli affamati!). Ma è comunque un secco peggioramento delle condizioni di vita: è cibo economico e cattivo, è minaccia di sfratto, è depressione psicologica, e zero credito, zero futuro, zero speranze, è solitudine e impotenza. Ho l’impressione che non siamo attrezzati, né culturalmente né politicamente, per fare fronte a questa novità così vecchia: che la povertà sta tornando, è già tornata, e le riserve di grasso accumulate dai padri potrebbero non bastare ad aiutare i figli, e i padri stessi quando saranno vecchi. Da questo punto di vista l’orrenda pubblicità che ci segnali, con il suo nero alone di speculazione sulla miseria, con il suo puzzo di spollazione fisica (vendute le protesi dentali, non rimane che vendere un rene), ha un involontario pregio: Ci costringe a prendere atto che la povertà è davvero tornata, e dobbiamo ricominciare a chiamarla per nome.
Michele Serra – Per Posta - Venerdì di Repubblica 2-11-12



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