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giovedì 22 novembre 2012

Lo Sapevate Che: Pensando Alla Camusso....

Leggere Brecht
Pensando
Alla Camusso
E Alle Primarie

Per uno dei soliti (inutili) convegni accademici
Sulla fortuna teatrale di Brecht in Italia, rileggo varie scene dei suoi drammi più celebri (il più suggestivo continua a sembrarmi Puntila e il suo servo Matti,
storia di un plutocrate (che si professa umanitario solo quando è ubriaco, mentre ridiventa tirannico non appena torna sobrio), ma riapro anche le Poesie, di cui ora disponiamo grazie a Luigi Forte di un’edizione integrale.
Brecht, com’è noto, morì nel ’56 a soli 58 anni, quindici dei quali (1933-48) trascorsi in un errabondo esilio. Rientrato a Berlino Est, diede vita con la moglie, l’attrice Helen Weigel, al suo primo e unico teatro, il glorioso Berliner Ensemble. Sembrava avere coronato il suo sogno di drammaturgo e intellettuale comunista in un Paese comunista.
Ma – come i suoi biografi hanno sempre con minor reticenza documentato – nei recessi della sua coscienza il bilancio si rivelò tutt’altro che positivo. Le cosidette poesie postume (Brecht scrisse moltissime liriche, ma pubblicò in vita solo quattro raccolte, l’ultima nel ’51, di cento componimenti) traducono, in forme più intime, la stessa aspra delusione che traspare dai diari del periodo.
Prima di “rientrare”, aveva scritto una poesia, che dovrebbe oggi piacere molto alla signora Camusso. S’intitola Dell’innaffiare il giardino: “Oh bello innaffiare il giardino, per fare coraggio al verde! – Dar acqua agli alberi assetati! Dài più che basti e – non dimenticare i cespugli delle siepi, perfino – quelli che dàn frutto, quelli esausti – e avari. E non perdermi di vista, - nel mezzo ai fiori, le male erbe, che hanno – sete anche loro: Non bagnare solo – il prato fresco o solo quello arido: - anche la terra nuda tu rinfrescala” (la traduzione è quella dei coniugi Franco e Ruth Fortini).
Ma l’appello, una volta “rientrato”, gli dovette sembrare irrealizzato e dunque vano. Nacquero così le poesie che potremmo definire, alla buona, dubitative: “La casa è costruita con le pietre che erano disponibili” (da Brutti tempi); “Perché la grandezza sia raggiunta ci vogliono grandi mutamenti. – I piccoli mutamenti sono nemici dei grandi mutamenti” (da Citazione).
Ed, infine, una poesia, che mi sembra radiografare lo stato d’animo incerto, perché sgomento, di chi tra breve dovrà scegliere tra i candidati del partito per cui ha sempre votato: “ Mi siedo al margine della strada. – Il guidatore cambia la ruota – Non sono contento di dove vengo. – Non sono contento di dove vado. – Perché guardo il cambio della ruota – con impazienza?”.
Guido Davico Bonino – Venerdì di Repubblica – 16-11-12


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