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domenica 25 novembre 2012

Lo Sapevate Che: Troppi Pesticidi....




Ancora Troppi Pesticidi
Dentro il Tè Cinese
E’ colpa anche del clima

Dopo L’allarme di Greenpeace, Pechino aveva promesso
Di intervenire per ridurre i fitofarmaci. Mai i contadini resistono a causa del caldo, funghi e parassiti sono in aumento.

Ombre scure continuano ad allungarsi sul tè cinese. A maggio uno studio di Greenpeace aveva messo in luce la preoccupante quantità di pesticidi nelle sue foglie e, dopo questo allarme, il governo di Pechino si era impegnato a ridurre del 20 per cento la quantità di pesticidi usati nelle piantagioni. Ma non è così semplice: in un’inchiesta dello Xinnim Weekly il reporter Zhang Ruxin racconta infatti che gli agricoltori difendono l’uso di fitofarmaci anche tossici, perché li considerano indispensabili contro gli insetti. E questi ultimi, insieme alle malattie delle piante, in Cina sono in grado di distruggere fino al 70 per cento delle colture. La situazione è poi particolarmente delicata proprio nel caso del tè, che per crescere ha bisogno di luoghi caldi e umidi, habitat ideali per i parassiti.
“Il fatto è che nelle campagne cinesi c’è poca informazione sugli effetti dei pesticidi sull’uomo” spiega Federica Ferrario, responsabile del settore agricoltura di Greenpeace Italia. “Pochi sanno che, come rivela uno studio del 2011 della Southeast University di Nanjing, oltre l’8 per cento di chi lavora con queste sostanze subisce danni alla salute”.
C’è poi il problema dei controlli, ostacolati dagli stretti tempi di lavorazione delle foglie di tè, appena 4-5 ore, che rendono quasi impossibile far analizzare le piante appena colte. Inoltre, pur essendo 42 i pesticidi proibiti in Cina, non sono fissati limiti per la presenza di residui nel tè: ciò permette alle aziende di commercializzare foglie con residui, sostenendo che risalgono ad anni fa.
Non stupisce perciò che su 18 tipi di tè venduti a Pechino, Chengdu e Haikou, Greepeace abbia trovato, in ogni campione, tracce di almeno 3 pesticidi, inclusi il metomil (altamente tossico, secondo l’Oms), il fenvalerate e l’endosulfano, insetticida bandito dalla Convenzione di Stoccolma del 2011. Quattordici campioni contenevano poi fungicidi che, secondo studi Ue, compromettono la fertilità e causano danni genetici.
Infine, solo il 2 per cento del tè in Cina, è biologico. E la colpa è anche di cambiamenti climatici. “Il riscaldamento globale ha reso più facile ai parassiti superare l’inverno” spiega Ferrario “e i contadini reagiscono con dosi massicce di fitofarmaci”.
Giuliano Aluffi – Venerdì di Repubblica – 16-11-12

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