Tutto sta nel porsi la
questione della saltellante identità. Da quella nazionale a quella regionale a
quella comunale a quella cittadina a quella di quartiere. E abbiamo appena
cominciato. Ma non eravate a scuola insieme? Sì, ma lui fa colazione in un
altro bar. Eppure eravate amici di famiglia. Ma poi lo zio si è trasferito a Grottaferrata, dove
l’amministrazione è in mano ai nostri nemici. La sintonia è a geometria
variabile, una passione sorta la mattina può essere cancellata dall’aggressione
del branco la sera. E vuoi mettere il piacere della trasgressione e del
ripudio? Alla fine l’odio per l’immigrato è solo un dettaglio. Chiaro che la
pialla gigantesca che passa su di noi giorno e notte senza sosta abbia ridotto
ognuno a precario di se stesso. Sì, può essere vero, ma quale se stesso?
maxbucchi@yahoo.it –
Sottovuoto – Il Venerdì di Repubblica – 28 agosto 2015 -
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