Un giorno, quando la Creazione era ancora nuova nuova, gli abitanti del luogo organizzarono un concorso di canto al quale si iscrissero rapidamente quasi tutti i presenti, dal cardellino al rinoceronte,
Sotto la guida del gufo, venne decretato che la votazione per il concorso sarebbe stata a scrutinio segreto e universale; avrebbero quindi votato tutti i partecipanti, componendo essi stessi la giuria.
Così fu. Tutti gli animali, compreso l’uomo, salirono sul palco a cantare e ricevettero maggiori o minori applausi da parte del pubblico. Poi scrissero il voto sopra un foglietto e lo infilarono, piegato, dentro una grande urna sotto il diretto controllo del gufo.
Quando giunse il momento del conteggio, il gufo sal0 sul palcoscenico improvvisato e, con a fianco due anziane scimmie, aprì l’urna per iniziare il computo dei voti. Uno degli anziani estrasse il primo voto e il gufo, nell0emozione generale, gridò: “Il primo voto, fratelli, è per il nostro amico asino!”.
Calò il silenzio, seguito da alcuni timidi applausi.
“Secondo voto: l’asino!”
Sconcerto generale.
“Terzo: l’asino!”.
I concorrenti iniziarono a guardarsi sorpresi, poi si scambiarono occhiate accusatorie e alla fine, visto che continuavano a uscire voti per l’asino, erano sempre più vergognosi sentendosi in colpa per come avevano votato. Tutti sapevano che non c’è canto peggiore del disastroso raglio dell’equino. Eppure, uno dopo l’altro, i voti lo designavano come il miglior cantante.
E così avvenne che al termine dello scrutinio, per “libera scelta della giuria imparziale” venne deciso che lo stonato e stridente raglio dell’asino fosse il vincitore. E venne dichiarato la “miglior voce del bosco e dintorni”. In seguito il gufo spiegò l’accaduto: ogni concorrente, certo di essere lui il vincitore, aveva dato il proprio voto al partecipante meno probabile, a colui che non avrebbe rappresentato una minaccia.
La votazione fu quasi unanime. Soltanto due voti non andarono all’asino: quello dell’asino, che riteneva di non avere nulla da perdere e aveva votato in tutta sincerità per l’allodola, e quello dell’uomo che, ovviamente, aveva votato per se stesso.
“La gente da nulla, i disonesti vanno in giro seminando bugie.
Strizzano l’occhio, fanno segni con le dita, e altri gesti per trarre in inganno.
Sono pieni di malizia, non pensano che a far del male.
La loro rovina sarà completa, improvvisa e senza rimedi”
(Libro dei Proverbi 6,12-15)
B.F:- Bollettino Salesiano Febbraio 2013
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