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lunedì 25 febbraio 2013

Lo Sapevate Che: La Favola Del Mondo....


Raccontiamo Ai Bambini
La Favola Del Mondo

Dieci donne e una piccola fabbrica di libri speciali.
“Per decifrare la realtà e anche per essere più felici”

Questa è una storia cominciata dentro un carcere. La storia di un sogno nato al chiuso, che si è fatto progetto e realtà all’aperto. Una storia di libri per bambini venuti da un posto che con i bambini non c’entra niente. Una storia che oggi è fatta di e da donne, iniziata in un luogo brutto, dove spesso si arriva per ignoranza. “Forse è anche per questo che crediamo nell’importanza sociale e politica dei libri e della lettura”, spiegano, queste storie.
Alla fine degli anni ’80 un gruppo di detenuti italiani e stranieri, nel carcere di Rebibbia a Roma, fece un corso per imparare a impaginare libri. Volevano dotarsi di strumenti per il reinserimento nella società attraverso il lavoro, che poi è il fine della pena, secondo la Costituzione. Decisero di diventare editori di libri per bambini. Così nacque la Cooperativa Sinnos (www.sinnos.org) , che oggi, fuori dal carcere, continua a parlare ai bambini.
Approdo nella sede romana della casa editrice, in un luminoso pomeriggio di sole, di quelli che a noi, che abbiamo la ventura di vivere in una Milano gelida e uggiosa, provocano stupita incredulità e livorosa invidia.
E’ un posto pieno di scrivanie, di libri colorati, di foto di bambini alle pareti (“Siamo dieci, tutte donne tranne il magazziniere e il redattore, tutti assunti, molte mamme, insieme abbiamo 18 figli. L’editoria per ragazzi è soprattutto femminile, forse perché non c’è potere dentro”).
“Sono Della Passarelli, direttore editoriale e presidente della cooperativa dal 1996”, mi accoglie nel suo ufficio, sorridendo anche con i suoi occhi chiari. Energia e vulcanica, parla con l’entusiasmo dei visionari. Cominciò a Rebibbia, come volontaria.
“Abbiamo iniziato pubblicando libri in doppia lingua per ragazzi, nella collana Mappamondi. Volevamo dare voce agli immigrati in Italia, con storie di vita narrate, direttamente da loro, ai bambini italiani e stranieri che, all’inizio degli anni ’90, cominciavano a sedere agli stessi banchi di scuola”, racconta. “Cercavamo libri che facessero scattare empatia, per una cultura fondata sul rispetto e sul reciproco scambio”.
I contenuti si sono progressivamente ramificati e ora ci sono libri illustrati, di fiabe, di racconti, per piccolissimi, per piccoli e per adolescenti.
Con il libro Lorenzo e la Costituzione, seguito da Nina e i diritti delle donne e da altri, Sinnos ha inaugurato una collana giuridica per ragazzi, “per dare ai bambini la consapevolezza che ci sono regole condivise e condivisibili”.
Della mi offre un caffè, dei dolcini e si fa seria: “ La cultura non è commerciale: dentro un libro ci sono un gran lavoro e tante persone. Scrivere per i bambini, poi, richiede una doppia responsabilità e una doppia bravura. Perché quei libri servono per fare crescere le menti, per regalare una visione del mondo. Va bene la scuola 2.0 ma, prima, bisogna imparare a leggere”.
Anche chi ritiene che la letteratura per l’infanzia abbia una vocazione sociale, fa i conti con la crisi. “Abbiamo ridotto la produzione: facciamo meno libri, possibilmente più belli”.
Della tuttavia mi parla di “un clima lavorativo meraviglioso, in cui non ci si sente mai soli”, della democrazia di un posto dove i dipendenti sono soci lavoratori e hanno potere decisionale, della necessità di affiatamento e di mediazione, di Aneta, che è polacca, ha cominciato facendo le pulizie nell’ufficio e oggi è una delle responsabili commerciali, di due progetti permanenti di promozione della lettura (“Non solo dei nostri libri, perché se si muovono tutti i libri, ci muoviamo anche noi”).
“Le biblioteche di Antonio” e “I libri? Spediamoli a scuola!”.
“Crediamo fortemente che si debba investire in futuro. Magari per avere sempre meno bisogno di carcere. E per crescere in un paese migliore. Perché siamo il presente del nostro futuro. E dobbiamo fornire ai più piccoli gli strumenti per decifrare la complessità e anche per essere più felici”.
Già, bisogna investire nel futuro. E imparare dalle storie che hanno radici in posti brutti e portano i loro frutti preziosi altrove.
Elasti – Donna di Repubblica – 16-2-13

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