Monti Col Cagnolino?
Come Diceva Mia Nonna
Speranza l’è morta
La sensazione che ho provato più spesso durante la campagna elettorale è ben riassunta nel titolo di una vecchia rubrica di Cuore: Vergogniamoci per loro. Il sottotitolo suonava così: Servizio di pubblico utilità per chi non è in grado di vergognarsi da solo. Appunto.
Lasciamo pure perdere il noto clown internazionale già premier e occupiamoci degli altri. I nuovi, quelli migliori, scesi o saliti dalla benedetta società civile. Ecco, per esempio, quando ho visto Mario Monti con il cagnolino da salotto dalla Bignardi, mi sono chiesto: quale strano impulso può condurre un uomo così serio a prestarsi a una simile pagliacciata? Se anche il professore emerito, il salvatore della Patria celebrato dalla stampa mondiale, si concede alla carnevalata elettorale, significa che speranza l’è morta.
Lo stile era il tratto che apprezzavo di più in Mario Monti, assai più della famosa agenda. Era consolante, dopo tanti anni, essere rappresentati da un italiano che non faceva l’italiota cialtrone e barzellettiere. Ma durante la campagna elettorale non ci ha risparmiato nulla, dalle battute sull’altezza di Brunetta alle uscite vetero anticomuniste sul Pd fondato nel 1921, fino al ritratto con cagnolino.
Che cosa gli sarà capitato? Dev’esserci qualcosa di profondamente malato nel sistema politico se i nuovi prendono subito i peggiori difetti dei vecchi. A parte tutto, ho conosciuto Beppe Grillo come bravissimo comico e persona intelligente, perfino autoironica. Com’è potuto diventare questa macchietta di Savonarola con fuoribordo attraccato al porto, che spara scemenze apocalittiche e prende per i fondelli la povera gente promettendo mille euro al mese ai disoccupati? Pare una canzonetta del regime. Tutto per scippare un altro mezzo milione di voti e aumentare il fatturato dell’azienda in rete, che pena. Ma qualcuno può pensare che sia in buona fede quando attacca il redditometro per corteggiare gli evasori, in concorrenza con Berlusconi? Sono rimasto esterrefatto dallo scambio di battute fra Ilda Boccassini e Antonio Ingroia a proposito di Falcone e Borsellino. Era pessima l’uscita della Boccassini sul “piccolo magistrato”. In compenso la risposta allusiva di Ingroia era di una volgarità da lasciare senza fiato.
Forse è colpa nostra, di un giornalismo che regala troppo spazio alla politica. Non c’è genio della letteratura e della scienza, ma neppure divo cinematografico che stia sulla scena ogni giorno come un qualsiasi politico di mezza tacca. L’ego già arroventato di molti rischia di esplodere.
O forse aveva ragione mia nonna a dirmi di non entrare mai in politica perché anche le brave persone tirano fuori i lati peggiori.
Curzio Maltese – Venerdì di Repubblica – 15-2-13
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