Al Cambio Dell’Ora
In Classe C’E’ il Caos: Vi Ricorda Qualcosa?
Il periodo che intercorre tra lo scioglimento delle camere e il giorno delle elezioni mi ricorda sempre un’aula scolastica durante il cambio dell’ora, prima che arrivi l’insegnante. Regna, cioè, un’anarchia totale, tra urla, insulti, gente che si scambia di posto, gruppetti che si formano più o meno spontaneamente a seconda della convenienza personale del momento, e si fronteggiano verbalmente e fisicamente, nel tentativo di mettersi in mostra e sentirsi importanti, al centro dell’attenzione. Nessuno, o quasi, che si prepari ordinatamente per l’ora successiva, magari tirando fuori per tempo il libro e ripassando la lezione della volta prima.
Tutto questo fino all’arrivo degli insegnanti, che si suddividono grosso modo in due categorie: quelli che si lamentano sempre dei propri alunni, gli scaricano addosso tutte le colpe, urlano più di loro nel tentativo di ripristinare l’ordine e farsi rispettare, e quelli che appena mettono piede in classe fulminano i ragazzi con lo sguardo e senza dire una parola riportano la quiete e il silenzio. Perché sono già rispettati. A questi ultimi, gli alunni difficilmente la danno a bere incolpando il compagno di classe di qualcosa che invece hanno commesso loro, inventandosi la scusa che non hanno potuto studiare perché è morta la nonna (per la terza volta), chiedendo di uscire fingendosi indisposti per evitare l’interrogazione. Perché quel genere di prof, i suoi polli, li conosce bene uno ad uno, li osserva da anni, sa da dove arrivano e dove saranno in grado di andare nella vita, ne conosce capacità e limiti, difetti e virtù, sa cosa sono stati in grado di fare quando li ha messi alla prova. Li giudica minuto per minuto, girono per giorno, settimana dopo settimana, sempre.
Valutare i nostri politici in base alla sola campagna elettorale, sarebbe come giudicare gli alunni durante il cambio dell’ora, dove si mette in evidenza non tanto chi vale di più, ma chi sbraita più forte degli altri. Il lavoro dell’insegnante è duro, richiede dedizione e partecipazione continua, non da meno quello del cittadino elettore.
Checché ne pensiate, la classe politica teme gli elettori almeno quanto una classe di alunni teme i propri insegnanti. E, ironia della sorte, sia gli elettori sia gli insegnanti, sono chiamati a esprimere un giudizio attraverso il voto. Entrambi hanno la facoltà, ma soprattutto la responsabilità. Di scegliere e selezionare la classe dirigente del futuro. Alle elezioni, ognuno di noi dovrebbe esercitare al meglio il proprio potere per non lamentarsi in seguito del potere altrui. L’appuntamento elettorale è il momento in cui è il cittadino che sale in cattedra. Altro che governo dei professori!
Dario Vergassola – Venerdì di Repubblica – 25-01-13
Nessun commento:
Posta un commento