L’Italia s’è Ridesta…
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Non c’è niente di assicurato, niente di compromesso.
Tutto è ancora possibile; tutto, o quasi dipende da noi. La crisi italiana non è cominciata nel 2008, con il crollo della Lehman Brothers. L’Italia è cresciuta poco e male anche negli anni Novanta, quando altri paesi europei crescevano molto e gli Stati Uniti moltissimo. Questo accade perché con Maastricht sono crollati i due pilastri dello sviluppo italiano degli ultimi decenni: una moneta debole, che giovava alle esportazioni; e una spesa pubblica fuori controllo, che distribuiva nelle aree povere i proventi di quelle ricche. Oggi la politica monetaria non si fa a Roma ma in Germania, abbiamo una valuta fin troppo forte, e la spesa pubblica è sotto il controllo di Bruxelles. Se a questo si aggiunge che l’Italia è uscita dalla chimica e dall’informatica, si è ridimensionata nell’automobile e nella farmaceutica, Telecom è mezza spagnola e Edison francese, ci si rende conto che il paese deve trovare un nuovo modello di sviluppo.
La nostra fortuna è essere ricchi di beni per i quali c’è nel mondo globale una domanda crescente: arte, qualità della vita, inventiva, intelligenza; la cultura del progetto e quella del prodotto; l’estro del designer e la sapienza della manifattura; il senso del bello e il gusto del lavoro ben fatto.
Abbiamo imparato che amiamo l’Italia. Adesso però dobbiamo imparare a crederci. Se riusciamo ad aprire il mercato, se sappiamo darci regole chiare e farle valere, se soprattutto sapremo rispettarci l’un l’altro, l’Italia può diventare quello che in potenza è: il paese più bello, felice, fortunato del mondo.
Aldo Cazzullo- Viaggio nel paese che resiste e rinasce –
L’Italia s’è Ridesta – prefazione di Ferruccio de Bortoli
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