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domenica 28 luglio 2019

Lo Sapevate Che: Cultura: Il processo di Norimberga: testimonianze, sentenze ed esecuzioni...



Storia del processo di Norimberga completa di testimonianze, sentenza, condanne ed esecuzioni del primo processo mediatico della storia
 Perché si decide di fare il processo di Norimberga

Durante il periodo finale della Seconda Guerra mondiale, le potenze alleate (Usa, Gran Bretagna, Francia e Unione Sovietica) cominciarono a pensare che fosse necessaria l’istituzione di un Tribunale militare internazionale per punire i nazisti accusati di crimini di guerra, di crimini contro la pace e soprattutto contro l’umanità.    
A volerlo furono specialmente gli Stati Uniti i quali, nella primavera del 1945 dopo la morte di Franklin Delano Roosevelt e la fresca nomina di Herry Truman come nuovo presidente, avevano più che mai la necessità di giustificare all’opinione pubblica il sacrificio dei quattrocentomila soldati caduti nelle numerose battaglie oltreoceano.  
In quel momento così drammatico era necessario dimostrare agli americani, in primo luogo, che il conflitto bellico aveva avuto un senso profondo: la battaglia del bene contro il male assoluto. Anche per questo motivo il processo andava fatto in tempi stretti.  
Come scrisse in seguito un membro americano dell’accusa: “Lo scopo del processo di Norimberga non era semplicemente condannare i leader della Germania nazista. La cosa più importante, almeno così mi sembrò, era tenere traccia per i posteri di ciò che aveva fatto il regime di Hitler”.    
  
Processo di Norimberga: le testimonianze

Il processo di Norimberga contro gli ufficiali nazisti che si svolse tra il novembre del 1945 e l’ottobre del 1946 è probabilmente il processo più famoso della storia. Vinta la guerra, non restava che processare i responsabili che a partire dal 1939 avevano spinto prima l’Europa, e poi il mondo intero, in un abisso di terrore.   
Nel frattempo erano morti i principali protagonisti della lotta politica e militare degli ultimi anni: il presidente degli Stati Uniti Roosevelt, i due dittatori alleati Hitler e Mussolini, e anche il braccio destro del Führer Joseph Goebbels. A maggio una commissione affidò l’incarico di istituire il processo al procuratore generale degli Stati Uniti Robert H. Jackson.  
Ma mentre il governo del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda, quello provvisorio della Repubblica francese, gli Stati Uniti e il governo dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche discutevano di diritti umani, crimini di guerra, ponendo le basi per una nuova legge internazionale che si ponesse come fine ultimo “mai più orrori”, durante i primi giorni di agosto in Giappone venivano sganciate due bombe atomiche, prima ad Hiroshima e poi a Nagasaki. Queste furono le premesse al processo di Norimberga che comincerà a novembre, all’insegna di un nuovo incubo, quello atomico.  
I bombardamentimatomici di Hiroshima e Nagasaki segnarono di fatto l'epilogo della Seconda Guerra Mondiale. Il 6 agosto 1945 l'aeronautica militare statunitense sganciò la prima bomba atomica "Little Boy" sulla città giapponese di Hiroshima, e la seconda “Fat man” tre giorni dopo su Nagasaki. Circa duecentomila persone morirono durante le esplosioni o in seguito ad esse. 


Il processo di Norimberga e la questione etico giuridica

I processi si tennero in Germania nel Palazzo di Giustizia di Norimberga (Nürnberg), l’unica corte tedesca abbastanza grande da poter contenere l’evento e che non fosse stata distrutta dai bombardamenti alleati. Sin da subito vennero a galla molte questioni di natura giuridica, etica e morale.
Ai giudici venivano poste domande del tipo: bisognava organizzare un solo processo o tanti processi? Chi andava processato: soli i capi nazisti o anche i membri minori del Terzo Reich? Inoltre, dal momento in cui agli imputati non sarebbe stato permesso di ricorrere in appello rispetto alla decisione dei giudici, qualcuno accusò di imparzialità l’amministrazione della legge. 
Lo fece l’avvocato difensore di GoeringOtto Stahmer, che accusò di imparzialità la corte e invocò il principio del diritto romano che recitava: “Nullum crimen, nulla poena sine praevia lege poenali”, ovverosia faceva appello all’impossibilità di considerare reati comportamenti che, al momento in cui sono avvenuti, erano perfettamente leciti in quanto non vietati da alcuna norma. 
L'obiezione fu respinta poiché i giudici considerarono i crimini di guerra, i crimini contro l'umanità e i crimini contro la pacecome violazione di leggi internazionali già esistenti
La maggior parte dei protagonisti del processo ritenne che, vista la particolarità del contesto, gli imputati non avessero il diritto di trovarsi davanti una giuria neutrale. Gli sarebbe stato concesso solo il diritto di avere sentenze equeseguendo il principio secondo cui “un ladro non può lamentarsi di essere giudicato da una giuria di cittadini onesti”.  


Un processo lungo un anno

Il primo e più famoso dei processi tenutisi a Norimberga (già scenario dei trionfi hitleriani immortalati da Leni Riefenstahl e teatro dei vari Raduni) fu quello contro i principali criminali di guerra
Ventiquattro tra i più importanti capi nazisti catturati nei mesi precedenti dovettero rispondere di numerosi capi d’accusa, tra cui: origini, programma e dottrina del Partito nazista; sfruttamento delle forze del lavoro nei campi di concentramento; persecuzione degli ebrei; violazioni del diritto internazionale; delitti contro l’umanità; responsabilità personali.  
I principali accusati furono Hermann Goeringinnanzitutto, e poi Rudolf HessJoachim von RibbentroppRobert LeyWilhelm KeitelJulius StreicherErnst KaltenbrunnerAlfred RosenbergHans FrankWilhelm Frick. Altri nomi saranno aggiunti, soprattutto per volontà inglese. Fra questi spicca quello di Albert Speer, architetto del Reich e poi ministro degli armamenti.  
Ci sarà anche il processo contro i dottori, accusati di aver partecipato in un disegno comune al fine di commettere e perpetrare crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Per la maggior parte di loro scattò la condanna a morte. 
A più di 400 spettatori fu permesso di assistere alle udienze ogni giorno per un anno, insieme a giornalisti e corrispondenti esteri provenienti da 23 diversi paesi per un totale di 325 tra giornali, radio e agenzie di stampa. Questi giornalisti offrirono a milioni di persone un posto nell’aula del tribunale. 

Consapevoli di avere lo sguardo del mondo su di loro, gli ideatori di questa innovativa corte internazionaledecisero volutamente di mettere insieme e a disposizione di tutti i documenti sugli impressionanti crimini commessi dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, compreso il periodo dell’Olocausto.  



Il processo di Norimberga e le nuove prove: immagini e filmati

Le innumerevoli prove presentate a Norimberga posero in effetti le fondamenta per ciò che sappiamo oggi sull’Olocausto. Le circa 3mila tonnellate di carta contenenti documenti e registri, ritenuti oggi fondamentali per una piena comprensione della cosiddetta “soluzione finale”, dimostrarono lo sviluppo di una strategia legata al genocidio. 

Ma le prove storiche raccolte a Norimberga non derivarono solamente da documenti cartacei. Anche — se non soprattutto — le riprese cinematografiche realizzate dalla stessa Germania nazista furono usate come prove dei crimini compiuti. Fin dai primi vagiti del partito nazista, infatti, molti fotografi e cineoperatori registrarono (spesso con orgoglio) ciò che era riuscita a perseguire la loro ideologia. 
Su tutti non bisogna ovviamente dimenticare opere come Il trionfo della volontà e Olympia. Molto importanti furono anche le riprese effettuate da una speciale troupe di registi americani — John Huston, John Ford, William Wyler, George Stevens e Frank Capra —, le quali servirono poi come testimonianze dirette del male perpetrato
Formato  appositamente un reparto speciale per le ricerche di materiale propagandistico, un’unità dei servizi segreti col nome di Office of Strategic Services (OSS) — che presto sarebbe diventata la CIA — fece arrestare anche la regista Leni Riefenstahl con l’accusa di essere stata una «material witness».   
Dopo la visione dei suoi filmati, quando le luci si riaccesero nell’aula del Palazzo di Giustizia, tutta l’assemblea rimase in silenzio. L’impatto umano di prove visibilmente tangibili fu un punto di svolta per l’intero processo: portò nell’aula le atrocità di massa. Ancora prima che fossero comunicati i verdetti, la corte aveva offerto un servizio pubblico senza precedenti e un antidoto per il futuro negazionismo. 



Il nazismo e la Banalità del male

Nel 1960 i servizi segreti israeliani rapiscono in Argentina il burocrate nazista Adolf Eichmann,ex colonnello delle SS. Un anno dopo comincia il suo processo a Gerusalemme. L’evento in sé ha un valore storico: lo Stato d’Israele, nato nel 1948, si colloca a livello internazionale come paese alleato delle potenze occidentali.    
Israele in tal modo si conferma, al pari delle potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale, uno Stato sovrano che può condurre un processo di portata internazionale, dunque il criminale deve essere portato per la prima volta davanti a un tribunale composto interamente da ebrei e da loro processato.  
Anche per questo motivo il processo verrà trasmesso in televisione. Israele vuole che sia trattato al pari di un evento di portata internazionale (così come lo sarà tra qualche anno lo sbarco sulla Luna), uno spettacolo che deve entrare negli occhi degli spettatori e non solo nella loro coscienza. 
In quegli stessi giorni, la scrittrice tedesca di nome Hannah Arendt, di origine ebraica, decide di seguire da vicino il processo e scriverne dei lunghi articoli per il New Yorker. L’intero malloppo, diviso poi in cinque parti, diventerà un libro di grande successo dal titolo Eichmann in Jerusalem. A Report on the banality of the Evil, tradotto e pubblicato in Italia da Feltrinelli con una fortunata inversione di titolo La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme.   

Questa disputa intellettuale, questo saggio ponderoso e rivoluzionario diventerà una delle letture più necessarie per comprendere il nazismoe sarà destinata a modificare in modo radicale i termini del discorso pubblico sulla deportazione e lo sterminio degli ebrei d’Europa


Sentenze e condanne a morte nel processo di Norimberga

Il 1° ottobre del 1946 viene emessa la prima sentenza del processo di Norimberga, una sentenza di condanna a morte per 10 gerarchi nazisti. Nonostante il processo duri dal 20 novembre del 1945 all’ottobre del 1946, proseguirà fino alla fine degli anni ’40 con processi secondari che coinvolgono personaggi di importanza minore. I condannati a morte del processo di Norimbergacon la sentenza del 1° ottobre sono riportati di seguito. 
Hermann Goring, il numero due del Terzo Reich, avrebbe dovuto prendere il posto di Hitlerqualora questo fosse morto. Sfuggì all’impiccagione ingerendo prima una capsula di cianuro ma fu comunque impiccato da morto il giorno dopo. Robert Ley si suicidò in cella prima dell'inizio del processo. Era un fedelissimo di Hitler e probabilmente il processo avrebbe condannato a morte anche lui.  
Joachim von Ribbentrop fu il primo ad essere impiccato. Era stato il ministro degli esteri della Germania nazista ed i suoi accordi diplomatici erano serviti anche a deportare gli ebrei verso i lager nazisti. Wilhelm Keitel fu il secondo a morire per impiccagione. Era a capo del comando supremo delle forze armate e anche lui fedelissimo di Hitler. Chiese di poter morire fucilato ma la sua richiesta fu respinta. 
Ernst Kaltenbrunner è stato il terzo impiccato. Era responsabile degli Einsatzgruppen, le unità specializzate nello sterminio veloce di ebrei, zingari e di chi non si allineava alle idee del nazismo. Alfred Rosenberg fu il quarto a morire per impiccagione. Era il teorizzatore del razzismo, si occupo' della questione ebraica ed ebbe un ruolo fondamentale nel portare a compimento lo sterminio di massa. Dichiarò di non pentirsi delle sue azioni e che le sue teorie erano state interpretate male.  
Hans Frank era stato l'avvocato del nazismo, governatore della Polonia e responsabile della morte di milioni di ebrei polacchi. La sua fu la quinta impiccagione. Wilhelm Frick è stato il sesto ad essere impiccato. Da ministro dell'Interno aveva esteso le leggi razziali contro gli ebrei. Julius Streicher, il settimo ad essere impiccato, faceva propaganda contro la razza ebraica e istigava all'odio razziale.
Fritz Sauckel si era reso responsabile del trasferimento di 5 milioni di ebrei nei campi di sterminio. Nonostante si sia sempre professato innocente contro ogni evidenza, fu l'ottavo ad essere impiccato.  

Quella di Alfred Jodl è stata la nona impiccagione. Aveva avuto un ruolo di primo piano nell'Oberkommando der Wehrmacht, il comando supremo delle forze armate tedesche.  Arthur Seyss-Inquart fu l'ultimo ad essere impiccato. Era stato un politico austriaco e commissario dei Paesi Bassi che avrebbe dovuto convertire al nazismo. Il programma fallì e a questo seguirono saccheggi e persecuzioni. I cadaveri dei gerarchi nazisti sono stati tutti cremati e le ceneri disperse nel fiume Conwents   

“Io non credo che possa esistere qualche processo di pensiero senza esperienze personali”
Hannah Arendt

A cura di Francesco Gallo.

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