Un ghiacciaio, in glaciologia, è una grande massa di ghiaccio delle regioni
montane e polari, che appartiene alle formazioni nevose perenni, che si è
adunata egli avvallamenti, formandosi dalle nevi sotto l’azione del gelo e che
scorre lentissimamente verso il basso per gravità.
Si ritiene che 20.000 anni fa i ghiacciai coprissero circa il 32% delle
terre emerse. Da questo punto di vista, i ghiacciai attuali possono essere
visti come un residuo delle precedenti ere glaciali. Attualmente occupano il
10% della superficie terrestre e costituiscono di gran lunga il più grande
serbatoio di acqua dolce del pianeta. Le più grandi distese di ghiaccio sono le
calotte glaciali di Groenlandia e Antartide seguite dai ghiacci continentali.
La completa trasformazione in ghiaccio (0,9 g/cm³) è un processo ancora più
lento che può richiedere anche più di 100 anni e avviene per compattazione
della neve sotto accumuli di decine di metri di spessore.
Il ghiaccio in generale si comporta come un solido fragile se il suo
spessore non raggiunge i 50 m., altrimenti è assimilabile a un fluido ad
elevata viscosità specie su pendenze sensibili. La pressione sul ghiaccio è
responsabile del flusso plastico in misura maggiore rispetto alla profondità.
Il ghiaccio è costituito da strati di molecole sovrapposti, con legami
relativamente deboli tra di essi. Quando la forza peso esercitata dallo strato
superiore controbilancia la forza di legame tra uno strato e l’altro, lo strato
superiore si muove più velocemente di quello inferiore.
Un altro tipo di movimento, tipico dei ghiacciai in zone temperate, è lo
slittamento basale. In questo processo, l’intero ghiacciaio si sposta sul
terreno su cui poggia, lubrificato dall’acqua di disgelo. Dal momento che la
pressione cresce verso la base del ghiacciaio, il punto di fusione dell’acqua
si abbassa e il ghiaccio si fonde. Anche l’attrito tra il ghiaccio e la roccia
e il calore geotermico proveniente dall’interno della Terra contribuiscono alla
fusione del ghiaccio. Il flusso di calore geotermico aumenta al crescere dello
spessore del ghiacciaio.
Il moto verso il basso e l’azione di attrito del ghiaccio sul substrato
roccioso sottostante sono causa di erosione (esarazione) che tende a
scavare la roccia in valli tipiche a forma di “U”, circhi glaciali e a formare
detriti morenici e massi erratici ai bordi e nel fondo del ghiacciaio stesso.
(..)
Un arretramento dei ghiacciai di tali latitudini, unito anche a una
diminuzione del loro spessore, è stato più volte rilevato. Proprio per questa
sensibilità i climatologi hanno spesso considerato i ghiacciai come termometri
della temperatura media globale.
In particolare, i ghiacciai delle medie latitudini si dimostrano
particolarmente sensibili alle ondate di calore durante la stagione estiva, pur
in un contesto di media termica nella norma sul lungo periodo. Il ghiaccio
fuso, infatti, non torna neve se il successivo ripristino delle medie termiche
attraverso la compensazione avviene con un periodo freddo, ma secco, ovvero
senza precipitazioni nevose.
Per ridurre il processo di fusione sono stati effettuati esperimenti di
copertura di alcuni ghiacciai alpini con dei teli bianchi attraverso opere di
geoingegnaria. Questi esperimenti hanno avuto esito favorevole.
Turismo e ghiacciai
Alle medie latitudini alcuni ghiacciai dalle caratteristiche
geomorfologiche opportune sono utilizzati a scopo turistico per la pratica
dello sci estivo. Alcuni esempi in Europa sono dati dal ghiacciaio Presena nel
Gruppo dell’Adamello e della Presanella; dal ghiacciaio del Livio sopra lo
Stelvio; dal ghiacciaio del Siedel in Alta Val Formazza; dal Plateau Rosà
sul Cervino; dal ghiacciaio del
Vorab e dal ghiacciaio di Fee in Svizzera; dal ghiacciaio della Grande Motte a
Tignes e da quello della Lauze a Les-Deux-Alpes in Francia; dal ghiaccio di
Sölden in Austria.
Una volta si sciava anche sui ghiacciai di Indren sul Monte Rosa, sul
ghiacciaio della Marmolada, su quello del Sommeiller sotto la Punta Sommellier
a Macugnaga, ma i mutamenti climatici in atto hanno reso inidonei questi
ghiacciai.
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