Storia del
processo di Norimberga completa di testimonianze, sentenza, condanne ed
esecuzioni del primo processo mediatico della storia
Perché si decide di fare il processo
di Norimberga
Durante
il periodo finale della Seconda Guerra mondiale,
le potenze alleate (Usa,
Gran Bretagna, Francia e Unione Sovietica) cominciarono a pensare che fosse
necessaria l’istituzione di un Tribunale militare
internazionale per punire i nazisti accusati
di crimini di guerra, di crimini
contro la pace e soprattutto contro l’umanità.
A
volerlo furono specialmente gli Stati Uniti i
quali, nella primavera del 1945 dopo la morte di Franklin Delano Roosevelt e
la fresca nomina di Herry Truman come nuovo presidente, avevano
più che mai la necessità di giustificare all’opinione pubblica il sacrificio dei quattrocentomila
soldati caduti nelle numerose battaglie
oltreoceano.
In quel momento così drammatico era necessario
dimostrare agli americani, in primo luogo, che il conflitto bellico aveva avuto
un senso profondo: la battaglia del bene contro il male assoluto.
Anche per questo motivo il processo andava fatto in tempi stretti.
Come
scrisse in seguito un membro americano dell’accusa: “Lo
scopo del processo di Norimberga non
era semplicemente condannare i leader della Germania nazista.
La cosa più importante, almeno così mi sembrò, era tenere traccia per i posteri
di ciò che aveva fatto il regime di Hitler”.
Processo di Norimberga: le testimonianze
Il
processo di Norimberga contro gli ufficiali nazisti che
si svolse tra il novembre del 1945 e l’ottobre del 1946 è probabilmente
il processo più famoso della storia.
Vinta la guerra, non restava che processare i responsabili che a partire dal
1939 avevano spinto prima l’Europa, e
poi il mondo intero, in un abisso di terrore.
Nel
frattempo erano morti i principali protagonisti della lotta politica e militare
degli ultimi anni: il presidente degli Stati Uniti Roosevelt, i
due dittatori alleati Hitler e Mussolini, e
anche il braccio destro del Führer Joseph Goebbels. A
maggio una commissione affidò l’incarico di istituire il processo
al procuratore generale degli Stati Uniti Robert H. Jackson.
Ma mentre il governo del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda,
quello provvisorio della Repubblica
francese, gli Stati
Uniti e il governo dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche discutevano
di diritti umani, crimini di
guerra, ponendo le basi per una nuova legge internazionale che
si ponesse come fine ultimo “mai più orrori”, durante i primi giorni di agosto in
Giappone venivano sganciate due bombe atomiche, prima ad Hiroshima e poi a Nagasaki. Queste furono
le premesse al processo di
Norimberga che comincerà a novembre, all’insegna di un
nuovo incubo, quello atomico.
I
bombardamentimatomici di Hiroshima e Nagasaki segnarono di
fatto l'epilogo della Seconda Guerra Mondiale. Il 6
agosto 1945 l'aeronautica militare statunitense sganciò
la prima bomba atomica "Little Boy"
sulla città giapponese di Hiroshima,
e la seconda “Fat man” tre
giorni dopo su Nagasaki.
Circa duecentomila persone morirono durante le esplosioni o in seguito ad
esse.
Il processo di Norimberga e la questione etico
giuridica
I
processi si tennero in Germania nel Palazzo
di Giustizia di Norimberga (Nürnberg), l’unica corte tedesca
abbastanza grande da poter contenere l’evento e che non fosse stata distrutta
dai bombardamenti alleati. Sin da subito vennero a galla molte questioni
di natura giuridica, etica e morale.
Ai giudici venivano
poste domande del tipo: bisognava organizzare
un solo processo o tanti processi? Chi andava processato: soli i capi nazisti o
anche i membri minori del Terzo Reich?
Inoltre, dal momento in cui agli imputati non sarebbe stato permesso di
ricorrere in appello rispetto alla decisione dei giudici, qualcuno accusò
di imparzialità l’amministrazione della
legge.
Lo
fece l’avvocato difensore di Goering, Otto Stahmer,
che accusò di imparzialità la corte e invocò il principio
del diritto romano che recitava: “Nullum
crimen, nulla poena sine praevia lege poenali”,
ovverosia faceva appello all’impossibilità di considerare reati comportamenti
che, al momento in cui sono avvenuti, erano perfettamente leciti in quanto non
vietati da alcuna norma.
L'obiezione
fu respinta poiché i giudici considerarono i crimini
di guerra, i crimini contro l'umanità e i crimini contro la pacecome violazione
di leggi internazionali già esistenti.
La maggior parte dei
protagonisti del processo ritenne che, vista la particolarità del
contesto, gli imputati non avessero il
diritto di trovarsi davanti una giuria neutrale. Gli sarebbe
stato concesso solo il diritto di avere sentenze equeseguendo il principio secondo cui “un
ladro non può lamentarsi di essere giudicato da una giuria di cittadini
onesti”.
Un processo lungo un anno
Il primo e più famoso dei processi tenutisi a Norimberga (già
scenario dei trionfi hitleriani immortalati da Leni Riefenstahl e teatro dei
vari Raduni) fu quello contro i principali
criminali di guerra.
Ventiquattro
tra i più importanti capi nazisti catturati nei mesi precedenti dovettero
rispondere di numerosi capi d’accusa,
tra cui: origini, programma e dottrina del Partito
nazista; sfruttamento delle forze del lavoro nei campi di concentramento;
persecuzione degli ebrei; violazioni del diritto internazionale; delitti contro
l’umanità; responsabilità personali.
I
principali accusati furono Hermann Goeringinnanzitutto,
e poi Rudolf Hess, Joachim von Ribbentropp, Robert Ley, Wilhelm Keitel, Julius Streicher, Ernst Kaltenbrunner, Alfred Rosenberg, Hans Frank, Wilhelm Frick.
Altri nomi saranno aggiunti, soprattutto per volontà inglese. Fra questi spicca
quello di Albert Speer,
architetto del Reich e poi ministro
degli armamenti.
Ci
sarà anche il processo contro i dottori, accusati di aver partecipato in un
disegno comune al fine di commettere e perpetrare crimini
di guerra e crimini contro l’umanità. Per la maggior parte
di loro scattò la condanna a morte.
A
più di 400 spettatori fu permesso di assistere alle
udienze ogni giorno per un anno, insieme a giornalisti e corrispondenti esteri
provenienti da 23 diversi paesi per
un totale di 325 tra giornali, radio e agenzie di stampa.
Questi giornalisti offrirono a milioni di persone un posto nell’aula del
tribunale.
Consapevoli di avere lo sguardo del mondo su di loro, gli
ideatori di questa innovativa
corte internazionaledecisero volutamente di mettere insieme e a
disposizione di tutti i documenti sugli impressionanti crimini commessi dai
nazisti durante la Seconda
Guerra Mondiale, compreso il periodo dell’Olocausto.
Il processo di Norimberga e le nuove prove:
immagini e filmati
Le innumerevoli prove
presentate a Norimberga posero
in effetti le fondamenta per ciò che sappiamo oggi sull’Olocausto. Le circa 3mila tonnellate di carta contenenti documenti
e registri, ritenuti oggi fondamentali per una piena
comprensione della cosiddetta “soluzione finale”, dimostrarono lo sviluppo di una strategia
legata al genocidio.
Ma le
prove storiche raccolte a Norimberga non
derivarono solamente da documenti cartacei. Anche — se non soprattutto —
le riprese cinematografiche realizzate dalla
stessa Germania nazista furono usate come prove dei
crimini compiuti. Fin dai primi vagiti del partito
nazista, infatti, molti fotografi e cineoperatori registrarono
(spesso con orgoglio) ciò che era riuscita a perseguire la loro
ideologia.
Su
tutti non bisogna ovviamente dimenticare opere come Il trionfo della volontà e Olympia. Molto importanti
furono anche le riprese effettuate da una speciale troupe di registi americani —
John Huston, John Ford, William Wyler, George Stevens e Frank Capra —, le quali
servirono poi come testimonianze dirette del male perpetrato.
Formato appositamente
un reparto speciale per le ricerche di materiale propagandistico, un’unità dei
servizi segreti col nome di Office of Strategic Services (OSS)
— che presto sarebbe diventata la CIA —
fece arrestare anche la regista Leni Riefenstahl con l’accusa di essere stata
una «material witness».
Dopo
la visione dei suoi filmati, quando le luci si riaccesero nell’aula del Palazzo
di Giustizia, tutta l’assemblea rimase in silenzio. L’impatto
umano di prove visibilmente tangibili fu un punto di svolta per l’intero
processo: portò nell’aula le atrocità
di massa. Ancora prima che fossero comunicati i verdetti, la corte
aveva offerto un servizio pubblico senza precedenti e un antidoto per il futuro
negazionismo.
Il nazismo e la Banalità del male
Nel 1960 i
servizi segreti israeliani rapiscono in Argentina il
burocrate nazista Adolf Eichmann,ex colonnello delle SS.
Un anno dopo comincia il suo processo a Gerusalemme.
L’evento in sé ha un valore storico:
lo Stato d’Israele, nato nel 1948, si colloca a livello
internazionale come paese alleato delle potenze occidentali.
Israele in
tal modo si conferma, al pari delle potenze vincitrici della Seconda
Guerra Mondiale, uno Stato sovrano che può condurre un
processo di portata internazionale, dunque il criminale deve essere portato per
la prima volta davanti a un tribunale composto interamente da ebrei e da loro
processato.
Anche per
questo motivo il processo verrà trasmesso in televisione. Israele vuole
che sia trattato al pari di un evento di portata internazionale (così
come lo sarà tra qualche anno lo sbarco sulla Luna), uno spettacolo che deve
entrare negli occhi degli spettatori e non solo nella loro coscienza.
In
quegli stessi giorni, la scrittrice tedesca di nome Hannah Arendt,
di origine ebraica, decide di seguire da vicino il processo e scriverne dei
lunghi articoli per il New Yorker.
L’intero malloppo, diviso poi in cinque parti, diventerà un libro di grande
successo dal titolo Eichmann in Jerusalem. A Report on the banality
of the Evil, tradotto e pubblicato in Italia da
Feltrinelli con una fortunata inversione di titolo La
banalità del male. Eichmann a Gerusalemme.
Questa disputa intellettuale, questo saggio ponderoso e
rivoluzionario diventerà una delle letture più necessarie per comprendere
il nazismoe sarà
destinata a modificare in modo radicale i termini del discorso pubblico
sulla deportazione e lo sterminio
degli ebrei d’Europa.
Sentenze e condanne a morte nel processo di
Norimberga
Il 1°
ottobre del 1946 viene emessa la prima sentenza del processo di
Norimberga, una sentenza di condanna
a morte per 10 gerarchi nazisti. Nonostante il processo duri dal 20
novembre del 1945 all’ottobre del 1946, proseguirà fino alla fine degli anni
’40 con processi secondari che coinvolgono personaggi di importanza minore. I
condannati a morte del processo di Norimbergacon
la sentenza del 1° ottobre sono riportati di seguito.
Hermann
Goring, il numero due del Terzo
Reich, avrebbe dovuto prendere il posto di Hitlerqualora
questo fosse morto. Sfuggì all’impiccagione ingerendo prima una capsula di
cianuro ma fu comunque impiccato da morto il giorno dopo. Robert
Ley si suicidò in cella prima dell'inizio del processo.
Era un fedelissimo di Hitler e probabilmente
il processo avrebbe condannato a morte anche lui.
Joachim von Ribbentrop fu
il primo ad essere impiccato. Era stato il ministro degli esteri della Germania
nazista ed i suoi accordi diplomatici erano serviti anche a deportare gli ebrei
verso i lager nazisti. Wilhelm Keitel fu
il secondo a morire per impiccagione. Era a capo del comando supremo delle
forze armate e anche lui fedelissimo di Hitler.
Chiese di poter morire fucilato ma la sua richiesta fu respinta.
Ernst
Kaltenbrunner è stato il terzo impiccato. Era
responsabile degli Einsatzgruppen, le unità specializzate nello sterminio
veloce di ebrei, zingari e di chi non si allineava alle idee del nazismo. Alfred
Rosenberg fu il quarto a morire per impiccagione. Era il
teorizzatore del razzismo, si occupo' della questione ebraica ed ebbe un ruolo
fondamentale nel portare a compimento lo sterminio di massa. Dichiarò di non
pentirsi delle sue azioni e che le sue teorie erano state interpretate
male.
Hans Frank era
stato l'avvocato del nazismo, governatore della Polonia e responsabile della
morte di milioni di ebrei polacchi. La sua fu la quinta impiccagione. Wilhelm
Frick è stato il sesto ad essere impiccato. Da ministro
dell'Interno aveva esteso le leggi razziali contro gli ebrei. Julius
Streicher, il settimo ad essere impiccato, faceva propaganda contro
la razza ebraica e istigava all'odio razziale.
Fritz
Sauckel si era reso responsabile del trasferimento
di 5 milioni di ebrei nei campi di sterminio.
Nonostante si sia sempre professato innocente contro ogni evidenza, fu l'ottavo
ad essere impiccato.
Quella di Alfred Jodl è stata la
nona impiccagione. Aveva avuto un ruolo di primo piano nell'Oberkommando der
Wehrmacht, il comando supremo delle forze armate tedesche. Arthur Seyss-Inquart fu
l'ultimo ad essere impiccato. Era stato un politico austriaco e commissario dei
Paesi Bassi che avrebbe dovuto convertire al nazismo. Il programma fallì e a
questo seguirono saccheggi e persecuzioni. I cadaveri dei gerarchi nazisti sono stati tutti cremati e
le ceneri disperse nel fiume Conwents.
“Io non credo che possa esistere qualche
processo di pensiero senza esperienze personali”
Hannah Arendt