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domenica 5 giugno 2016

Lo Sapevate Che: Perchè di Napoli si parla così poco...



Ma Di Napoli si parla poco. Le telecamere seguono Virginia Raggi e Alfio Marchini in ogni strada di Roma, i siti aggiornano i sondaggi, Giorgia Meloni spunta da ogni tv. E vabbè, è la Capitale. I giornali ci rimandano lo scontro all’ultimo voto tra Beppe Sala e Stefano Parisi, i poteri forti si schierano, la città si divide. E vabbè, è la capitale morale. Occhi puntati anche su Torino, e si capisce, perché se Piero Fassino dovesse incontrare difficoltà…A Napoli, invece, non si riserva la stessa attenzione. Come se il 5 giugno non si votasse anche lì o meglio, come se si giocasse una partita che molti nel Pd considerano persa in partenza. Oddio, è perfino meglio che di Napoli non si parli se i fatti sono solo quelli che ci deliziano da giorni: la Procura indaga sul calcio scommesse e scoperchia un mondo di droga, camorra e partite truccate; il presidente del Pd campano, Stefano Graziano, è accusato di rapporti poco limpidi con il clan dei Casalesi, in lista con Denis Verdini, corso in città a sostenere Valeria Valente, Pd, spiccano figlio e nipote di un condannato per traffico di droga; il Pd n si è fatto mancare il contributo di Tonino Borriello, noto alle cronache per aver distribuito euri dinanzi ai seggi delle primarie; ma a sostegno di Luigi De Magistris corre anche una certa Eleonora De Majo che impazza in rete con lo slogna “Il sionismo è come il nazismo”.  Una tale concentrazione di brutture che Giorgio Napolitano ha sentito l’esigenza di ricordare, parafrasando, che Napoli non è solo “un paradiso popolato da diavoli”, ma una città abitata “prevalentemente da gente onesta, che vuole lavorare”. A complicare le cose ci sono poi i rapporti sempre più tesi tra Renzi e De Magistris, compromessi dallo scontro sul destino dell’area industriale di Bagnoli che ingabbia Napoli dall’inizio del secolo scorso e che si è trasformata in un disastro ambientale. (..). Ora che Renzi ha commissariato l’area, ingaggiato Raffaele Cantone premier e di fatto escluso De Magistris dalla cabina di regia, il duello continua a distanza: il sindaco accusa il premier di non aver fatto niente per anni e di voler ora regalare l’area al business privato, il premier rilancia al sindaco l’accusa di immobilismo (“E’ finito il tempo delle chiacchiere”), condanna il suo rifiuto di lavorare con il governatore e trasferisce ognni decisione a Roma.Amen. Così Si Spiega forse meglio l’ineffabile comizio, che ancora spopola sul qeb, nel quale De Magistris ne ha dette di ogni colore, compreso il mirabile “Renzi, ti devi mettere paura, ti devi cagare sotto”. (..). Dal Passato il sindaco ha preso l’eterna rivalsa contro il potere centrale, atteggiamento che rimanda a un mai svanito sogno separatista ( “Napoli capitale”), e lo spirito ribellista – più volte evocato Emiliano Zappata – che cova da sempre nell’animo dei napoletani. Nell’attualità, invece, pesca i continui riferimenti a Podemos, il movimento di sinistra nato lontano da Madrid e diffusosi in tutta la Spagna. Certo, può trattarsi solo di un artificio retorico – tante volte visto – che consiste nell’attribuire a Roma le colpe di tutto quello che non è stato fatto a Napoli. Ma alcuni intravedono perfino un piano strategico e sospettano, come lo storico Paolo Macry, che De Magistris stia facendo le prove generali oggi per rappresentare domani quella vasta opposizione che si appresta a votare no al referendum di ottobre. Mah, lo sapremo presto. C’è da augurarsi solo che tra liti con il governo e velleità nazionali, non si dimentichino i guai di una città oppressa dal 22,1 per cento di disoccupati e dove nel 2015 hanno chiuso tremila imprese. Se poi si vendono pure Higuain….
Bruno Manfellotto – Questa settimana  - www.lespresso.it  - L’Espresso – 2 giugno 2016 -

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