Madrid. Dal Mar Ligure all’Adriatico,
da Malta alle Baleari. Uno spettro si aggira per il Mediterraneo, minacciando
di trasformare in un incubo la vacanza di migliaia di bagnanti. Conosciuta come
una piaga occasionale, l’invasione delle meduse rischia di diventare un fastidioso fenomeno
permanente. O quanto meno di lungo periodo. Colpa di una miscela esplosiva
fatta di inverni sempre meno piovosi ed estati sempre più torride ai quali si
aggiungono il riscaldamento delle acque degli oceani e le alterazioni
dell’ambiente marino dovute all’inquinamento, alla pesca intensiva e alla
costruzione di infrastrutture lungo i litorali (dai porticcioli turistici alle
piscifattorie). Di qui l’allarme. Nel simposio internazionale sulla
proliferazione delle meduse, che per la prima volta si è svolto in Europa, si
sono riuniti più di 250 ricercatori ed esperti in cambio climatico provenienti
da 38 Paesi, per analizzare le cause e studiare possibili soluzioni del
fenomeno Le loro conclusioni non sono incoraggianti. Intanto, se qualcuno spera
di poter conoscere in anticipo dove e quando colpiranno le meduse con i loro
tentacoli altamente urticanti (in
particolare, nel Mediterraneo, la specie Pelagia
noctiluca) resterà deluso: le previsioni si possono fare solo a brevissimo
termine, massimo 24 o 48 ore, perché tutto dipende dai venti e dalle correnti.
Insomma, chi fa il bagno in mare dovrà spesso incrociare le dita e sperare che
la vacanza non gli venga rovinata da una di quelle punture che provocano
bruciare, prurito e forti reazioni allergiche. Esiste anche il rischio di shoch
anafilattico ma, per evitare allarmismi, bisogna ricordare che l’univo caso di
incidente mortale risale al 2010, in Corsica, e fu conseguenza di un cattivo
intervento medico. Se prima la proliferazione di meduse nel Mare Nostrum veniva
registrata in media ogni decennio, ora l’arrivo di nuovi sciami si ripete ogni
anno. E, a complicare ulteriormente le cose, c’è stato anche l’allargamento del
Canale di Suez, che favorisce l’arrivo nelle nostre acque di specie non
autoctone provenienti dal Mar Rosso. I pericolo si nasconde soprattutto nella water ballast, l’acqua di zavorra che le
navi utilizzano per stabilizzare lo scafo: questa ospita specie marine in fase
larvale che possono poi, se le condizioni ambientali sono favorevoli,
colonizzare i mari di degnazione. C’è però anche chi, sottolinea gli aspetti
positivi dell’invasione delle meduse, sfruttabile dal punto di vista
commerciale. In Cina e Giappone sono un alimento molto richiesto (vengono
disidratate con il sale). E alcune specie servono per l’estrazione di collagene
per ricerche biomediche e per l’industria e per l’industria farmacologica e
cosmetica.
Alessandro Oppes – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 24
giugno 2016 -
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