Penne benedette per aiutare gli
studenti a superare la maturità. E’ successo
in un liceo di Aversa, dove l’insegnante di religione ha riunito gli
studenti per aspergere biro e roller con acqua consacrata. Nessun ritorno al
medioevo, si è affrettato a precisare il sacerdote. E’ solo un modo per far sì
sentire i ragazzi meno soli alla vigilia di una prova così importante. Come era
prevedibile, le polemiche non sono mancate. C’è chi ha detto che così si
deresponsabilizzano i giovani e chi, invece, ha sostenuto che nella scuola
laica non c’è posto per la superstizione, neanche quando è vestita da
religione. Questi argomenti, in sé rispettabili, prendono l’episodio troppo
alla lettera e si lasciamo sfuggire il suo messaggio simbolico. E cioè che alla
vigilia dell’esame per antonomasia, quello che continuiamo a sognarci per tutta
la vita, i maturandi non sanno letteralmente a che santo votarsi. E le
preghiere, i fioretti, i riti propiziatori sono un modo per esprimere e
canalizzare l’emozione, la tensione e l’apprensione. E allora tutti i numi
tutelari sono buoni, religiosi e non solo. Dai tradizionali patroni degli
studenti, come San Giuseppe da Copertino e il Beato Luca Belludi, a protettori
per chiara fama, come Virgilio e Leopardi, invocati da scolari di tutto il
mondo che si recano in pellegrinaggio a Napoli del tipo “Caro Virgilio, tu che
sei dei poeti onore e lume, aiutaci a superare lo scoglio del latino”. Segno
che è stato ben digerito Virgilio, ma anche Dante. E che in fondo questi
studenti sono più maturi di quelli che temono che i riti li
deresponsabilizzino.
Marino Niola – Miti d’oggi – Il Venerdì di Repubblica – 17
giugno 2016 -
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