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lunedì 13 giugno 2016

Lo Sapevate Che: Se Trump è il sintomo, qual'è la malattia?...



Dove abbiamo sbagliato? Barack Obama una prima risposta l’ha già data: “Smettetela di trattare la politica come un reaity show. Eleggere il presidente è una cosa seria”. Dove abbiamo sbagliato, se lo chiedono in molti esperti, sondaggisti, giornalisti. La prima ragione dietro questa autocritica è la dèbacle  nelle previsioni. Nessuno capì il fenomeno Donald Trump. All’annuncio della sua candidatura molti cedettero fosse un giochetto, come quello che fece nel 2012. Poi lo trattarono come un fenomeno divertente ma passeggero. Passavano i mesi e i media continuavano a ripetere: non può durare, tra un po’ crolla. Fin qui sono tutti d’accordo: le più grandi firme del giornalismo americano hanno subito uno smacco. (..). C’è un ‘America profonda  che aspettava da tempo un Messia capace di far sognare una rinascita, solleticando il nazionalismo. Aspettava qualcuno che promettesse un futuro radioso. E’ un’America che ha sofferto molto per la crisi, per le delocalizzazioni di fabbriche in Cina o in Messico, per l’impoverimento della classe media. E’ anche un America razzista, certo, è pronta a scaricare le colpe dei suoi problemi su qualche minoranza: i neri che hanno occupato la presidenza con uno dei loro, gli ni, i musulmani. immigrati clandestini, i musulmani. Ma è un pezzo della società reale che Trump ha saputo capire. I media no, perché sono abituati a vivere in simbiosi con le èlite. (..). La logica dell’audience ha messo in sordina uno dei doveri fondamentali del giornalismo: scavare dietro le apparenze, verificare le affermazioni. Trump è uno pseudo imprenditore che ha spesso imbrogliato i suoi clienti. Sbruffone, vanaglorioso e disonesto. E’ un bugiardo seriale, ha collezionato menzogne nel suo business e fa la stessa cosa in politica. Si contraddice continuamente, fa promesse assurde. I media lo hanno trattato fin troppo bene, le contestazioni e le rettifiche delle sue bugie avvengono in modo troppo blando e timido. La vera colpa dei media è di prestarsi al suo gioco per far spettacolo, diseducando l’opinione pubblica. (..). Se i  giornalisti denunciano le sue follie, la folla che adora Trump pensa che i disonesti siano i giornalisti. Si cerca altre fonti di informazioni, che confermino i pregiudizi e anche le falsità. Un caso da manuale, in questo senso, rimarrà per sempre la falsa leggenda su Obama nato in Kenya e musulmano. Ampiamente sbugiardata, continua tuttavia ad essere considerata vera da metà dei repubblicani. A che servono i fatti, se ognuno preferisce convincersi di una realtà immaginaria? Scavando più in profondità, una teoria nuova si affaccia, sulla Seconda Transizione Demografica. Il fenomeno Trump sarebbe il sintomo di un turbamento legato a una crisi storica. Il parto di una società multietnica avviene anche in America, nel dolore e negli spasmi. Quasi metà della società americana, per lo più bianchi di mezza età e con basso livello d’istruzione, si sento straniera in casa, dice adesso basta, non sappiamo più chi siamo e in che paese abitiamo. Il ritmo del cambiamento è stato vertiginoso, anche nei rapporti tra i sessi, la parità femminile, i diritti dei gay, la rivoluzione tecnologica digitale, l’autonomia degli adolescenti. In mezzo a tutto questo, per fermare Trump basterebbe davvero un atteggiamento diverso dei media?
Federico Rampini – Donna di Repubblica – 4 giungo 2016 -

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